Raffaele Imperiale, alias Lelluccio ‘o parente, lo stabiese legato a doppio filo agli “scissiniosti” degli Amato-Pagano, si prepara ad affrontare il processo sempre da latitante. Mentre il suo socio in affari il broker di Fuorigrotta, Mario Cerrone, con la sua collaborazione ha ottenuto gli arresti domiciliari e ha inoltrato la richiesta di rito abbreviato per avere lo sconto di pena, Imperiale continua a stare lontanbo dall’Italia. Ha inviato nei mesi scorsi una lunga lettera ai magistrati delle Dda di Napoli nella quale ha cercato di spiegare il suo ruolo nella fornitura di droga alla camorra napoletana e non solo. Sia lui sia Serrone hanno sostenuto di aver fatto da tramite tra il trafficante olandese Rik Van de Bunt e il clan Amato, del quale sarebbero poi diventati soci. Il famoso “Rick il Biondo” era uno stoccatore di cocaina che Imperiale aveva conosciuto ad Amsterdam dove gestiva un coffee shop che, a suo dire, gli avrebbe fruttato 200mila euro all’anno. Rappresentavano un pacchetto di sigarette rispetto alle cifre incassate inondando Napoli e dintorni di cocaina. Non a caso Imperiale nella sua memoria difensiva ha spiegato che solitamente il lavoro di mediazione viene compensato con lo 0,5 per cento del valore della merce trattata (in questo caso cocaina) ma che a lui e a Cerrone, il Biondo, riconosceva il 2 per cento. Perciò l’uccisione dell’olandese, avvenuta in Spagna proprio alla vigilia della sua consegna alle autorità italiane, fu per la ditta Cerrone-Imperiale un duro colpo. Il broker della coca esclude rapporti diretti con i narcotrafficanti del Centroamerica anche se uno dei suoi soci, Vincenzo Aprea, è stato fotografato in Equador e in Perù con il trafficante Miguel Penaranda poi diventato collaboratore della Dea. Imperiale, dal canto suo, spiega: “Per circa un anno, un anno e mezzo riuscimmo ad ovviare alla mancanza di forniture, utilizzando tal Frank, braccio destro di Rick. Si trattava di una persona non altrettanto corretta e per questo i rapporti con lui si interruppero nel 2010”. Una frattura che provocò una serie di ripercussioni a Scampia e dintorni: a Mariano Riccio, genero di Cesare Pagano, socio di Lello Amato, era stato promesso un carico di 150 chili di polvere bianca, ma gliene arrivarono solo 50. Riccio e i suoi lo interpretarono come un segnale di ostilità e seguirono mesi di raid e di uccisioni. Invece, almeno a sentire Imperiale, quella droga non c’era perché erano venuti a mancare i fornitori. Le attività della società, quindi, secondo Imperiale, cessarono nel 2011 quando lui si era già trasferito in Spagna per poi volare qualche anno dopo verso gli Emirati Arabi dove si trova tuttora da latitante di lusso. Al momento la richiesta di estradizione avanzata agli Emirati è rimasta senza risposta. E degli ultimi fatti delittuosi della camorra dell’area Nord di Napoli lui non ne saprebbe niente.