E’ cominciato subito con un possibile colpo di scena il processo per la strage delle Fontanelle del 22 aprile scorso al rione Sanità in cui furono uccisi Giuseppe Vastarella e il cognato Salvatore Vigna e feriti altri tre del gruppo Vastarella. Il colpo di scena sta in una nuova pista investigativa che porterebbe al gruppo del rione don Guanella legato a Walter Mallo. Si preparano a una lunga battaglia in aula infatti gli avvocati Leopoldo Perone, Gennaro Pecoraro e Antonio Del Vecchio che difendono i cinque imputati Antonio Genidoni accusato di essere il mandante inseieme con la mamma Addolorata Spina, la moglie Vincenza Esposito come istigatrice e i due, accusati essere gli esecutori materiali del duplice omicidio ovvero Emanuele Esposito ed Alessandro Daniello. Come riporta Il Roma i difensori hanno chiesto l’accesso e l’ascolto delle registrazioni ambientali nella casa di Genidoni a Milano dove stava scontando gli arresti domiciliari e finite nel fascicolo della Procura. Il pm, dal canto suo, ha però replicato con una parziale opposizione dovuta a ragioni di privacy e segreto istruttorio: una quota piuttosto consistente del materiale probatorio è infatti ancora al vaglio degli inquirenti della Dda. L’istanza dovrà quindi essere riformulata circoscrivendo il periodo di interesse. Ma la difesa è pronta a calare anche altri assi. Su tutti l’ascolto di una testimone, parente di una delle vittime della strage del circolo: questa donna, con la sua testimonianza, rivelerebbe infatti una serie di circostanze in grado di collocare la genesi del delitto “in altri ambienti delinquenziali”, tanto da stabilire “l’inesistenza di un movente specifico”, hanno spiegato in aula gli avvocati. Nell’elenco testi della difesa sarà inoltre inserito anche il nome di Carlo Lo Russo, fresco collaboratore di giustizia. L’ex ras di via Janfolla, in ragione del suo coinvolgimento nell’omicidio di Pietro Esposito, sarà infatti chiamato a definire una serie di scenari che potrebbero 2scongiurare la con- trapposizione fin qui ipotizzata tra le famiglie Genidoni e Vastarella”, hanno spiegato sempre in aula i deifensori degli imputati. Insomma, a detta della difesa, i veleni e le tensioni tra i due storici nuclei del rione Sanità provengono in realtà “da tutt’altra matrice criminale”. Il punto nodale resta insomma l’esatto inquadramento del movente. E proprio in quest’ottica, da qui alle prossime settimane, passerà sotto la lente di ingrandimento anche un altro episodio, in apparenza marginale, ma potenzialmente determinante: un aggressione che Salvatore Vigna subì nei giorni precedenti all’agguato del 22 aprile e che non “poteva essere stata compiuta da Antonio Genidoni, che in quella circostanza si trovava ristretto ai domiciliari a Milano”., hanno puntualizzato ancora gli avvocati. La battaglia è appena iniziata.