Catturato in Cile il latitante Pasquale Fiorente. il narcos che “serviva” le province di Napoli e Salerno. IL PERSONAGGIO

È stato arrestato in Cile il latitante Pasquale Fiorente, 39 anni, uno dei ricercati italiani più pericolosi.  Originario di Trecase, vicino Torre Annunziata, Fiorente è ritenuto uno dei “broker della cocaina” più importanti d’Europa, capace di rifornire di droga le piazze napoletane (e non solo) grazie ai suoi legami in Spagna e America Latina, garantendo carichi a diversi clan di camorra.
Dopo le accurate indagini del nucleo investigativo del Gruppo Carabinieri di Torre Annunziata diretto dal maggiore Leonardo Acquaro, che hanno permesso la localizzazione di Fiorente, l’operazione che ha portato alla cattura di Fiorente è stata condotta dall’Interpol di Roma (braccio operativo del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia) e l’Interpol di Santiago del Cile.
Il narcotrafficante è stato bloccato a Iquique, porto franco, città nel nord del Cile, vicina alla frontiera con Bolivia e Perù.  Era irreperibile da oltre tre anni ed è accusato di aver fornito cocaina anche a Federica Gagliardi, la “dama bianca” che fece parte della delegazione italiana al seguito di Silvio Berlusconi al G8 del 2010 a Toronto, poi arrestata nel 2013 con le valigie piene di droga. A processo, con l’accusa di aver partecipato ad un colossale traffico di droga tra il Sudamerica, l’Olanda ed il Vesuviano, ci è finito poi il fratello del broker latitante, Alessandro, già condannato in primo grado alla pena di 20 anni.

Capelli corti, sopracciglia folte, aspetto curato. Secondo l’Antimafia, Pasquale Fiorente era il broker della cocaina, un punto di riferimento per i clan del Vesuviano in Spagna. ma anche per i napoletani.Ha iniziato in autonomia, facendo affari con piccoli acquirenti, ha finito per rifornire i Mazzarella, gli scissionisti, i Gionta e i Cavalieri, oltre ad alcune famiglie mafiose. Era partito da Torre Annunziata con pochi soldi in valigia ed un chiodo fisso in testa: il lusso. In tre anni è arrivato all’apice. Auto, moto, donne, conti correnti, alberghi. Prima l’ascesa, poi il declino. Dal lusso all’arresto avvenuto nel 2006 nel porto di Civitavecchia dove il broker sbarca con la sua donna, Alessandra Caldas Casto, alla guida di una vettura carico di droga.

La sua agenda è piena di cognomi sudamericani, è un amico dei narcos della Repubblica Dominicana. Ne conosce molti ma ha rapporti frequenti soprattutto con Jose Arturo Mendez De La Rosa. E’ con lui che fa affari, è da lui che compra i carichi di cocaina «ordinati» dall’Italia.
Solita strategia: contatto, incontro, prova della merce e via libera al trasporto dopo lo scambio delle valige. Da una parte i soldi, dall’altra la polvere bianca. Pura. Lui intasca mille euro per ogni chilo che arriva a destinazione.

In pochi anni, secondo gli investigatori, il 36enne di Torre Annunziata residente a Trecase, si è riempito le tasche di soldi. Viveva in un appartamento nel cuore di Valencia, faceva la spola tra la Spagna e l’Italia per seguire da vicino i suoi affari, il suo cellulare squilla anche quando si concede le vacanze. Non può fermarsi il broker della cocaina e della dolce vita. Quando lo fa la sua segreteria telefonica diventa un muro di messaggi-minaccia scritti dai boss. Alcuni finiscono intercettati. In uno c’è scritto: «Accendi il telefono e chiamami, stronzo».

Insomma, Pasquale Fiorente fa i soldi solo se riga diritto. Se soddisfa le aspettative. Sullo sfondo, un’organizzazione criminale a cinque teste. Un clan per ogni zona tra Napoli e Salerno. I «Lo Russo» a Miano e Secondigliano, i «Castaldo» a Caivano, i «Pecoraro» a Battipaglia, i «Gallo-Cavalieri» a Torre Annunziata, gli «Annunziata» a Boscoreale.

Un’organizzazione criminale orizzontale nelle mani di quelli che l’Antimafia definisce cinque ras con competenze territoriali specifiche. Gianluca e Luigi Amarante a Napoli, Salvatore Imparato a Caivano, Antonio Aprea a Quarto e poi Francesco Alfano tra Pompei, Scafati e Boscoreale, e Gaetano Di Ronza a Torre Annunziata, fedelissimo del boss Davide De Simone, ucciso nel 2008. L’Antimafia ha chiuso il cerchio dopo una lunga indagine affidata ai carabinieri . Quasi 600 intercettazioni, 116 utenze sotto controllo.Grazie ai collegamenti di Pasquale Fiorente, i gruppi criminali riescono a far entrare in Italia un fiume di cocaina. In alcuni la cocaina pura acquistata dai dominicani viene lavorata direttamente dal broker che riceve gli ordini dall’Italia con il sistema delle «puntate».

Ogni clan stanzia la sua quota, quindi entra in scena un’organizzazione trasversale che si occupa del trasporto. La droga viaggia in auto, lungo l’autostrada del Sole, oppure sulle navi che approdavano al porto di Civitavecchia. In qualche caso la criminalità ha trattato anche carichi di sostanze stupefacenti scaricate allo scalo di Salerno, merce stoccata nei caveau della camorra nell’hinterland Vesuviano, soprattutto tra Terzigno e Trecase, prima di essere «girata» a Napoli.


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