Napoli. Delitto Materazzo: proseguono le indagini e gli accertamenti tecnici per isolare le tracce di Dna rinvenute sugli indumenti utilizzati dall’assassino e confrontarli con quelli dell’unico indagato, il fratello della vittima Luca Materazzo. Dopo i prelievi di lunedì, i periti della famiglia e quelli di Luca Materazzo, hanno continuato a lavorare per rilevare dalle 13 tracce isolate i campioni di Dna. Vincenzo Materazzo è stato ucciso con 35 coltellate di cui una alla gola, sotto casa in viale Maria Cristina di Savoia aveva tracce biologiche, probabilmente dell’assassino, anche sotto le ungio. Il fratello Luca continua a dichiarasi innocente e interrogato dagli inquirenti ha sostenuto: “Quando è stato ucciso mio fratello facevo un giro nel quartiere”. La moglie della vittima, Elena Grande, è stata sentita per oltre quattro ore dal pm per raccontare dei rapporti burrascosi tra il marito e il cognato 36enne. Rapporti tesi fatti anche di esposti e denunce, iniziati con la morte del padre di Vincenzo e Luca Materazzo. Una morte poco chiara, avvenuta nel luglio del 2014, dopo un malore che aveva spinto l’ingegnere Vincenzo Materazzo a presentare un esposto in Procura. Il padre dei due viveva al quarto piano della palazzina dove è avvenuto l’omicidio con una compagna rumena e il figlio minore, Luca. Lo stesso poi indagato per l’omicidio dell’ingegnere. Vincenzo Materazzo pensò che la morte del genitore non fosse avvenuta per cause naturali ma in seguito ad una lite con il fratello. Il caso fu archiviato dopo una serie di indagini. Ma Vincenzo Materazzo non si era mai arreso tanto che attraverso il suo avvocato Luigi Ferrandino aveva presentato un nuovo esposto su presunti documenti falsi stilati da medici in occasione della morte del padre. Nei giorni scorsi, proprio quell’appartamento abitato ora da Luca MAterazzo è stato perquisito dalla Polizia alla ricerca di tracce utili per risolvere il caso.