Chi ha ucciso Vittorio Materazzo, l’ingegnere napoletano ritrovato lunedì scorso sotto casa in una pozza di sangue, si è accanito oltremodo sul suo corpo assestando non meno di trentacinque coltellate, di cui trenta andate a segno, le altre attutite dai vestiti. Questo l’esito di tre ore e mezza di autopsia effettuata oggi sul cadavere dell’uomo nell’obitorio del Policlinico di Napoli. Un esito che conferma le prime impressioni sulla efferatezza del delitto. C’è stato un violentissimo accanimento dell’assassino contro la vittima “L’autopsia – sottolinea l’avvocato Luigi Ferrandino, che assiste la vedova e i figli dell’ingegnere – escluderebbe il movente della rapina. Chi ha ucciso lo ha fatto con una rabbia fuori dal comune, tipica non di chi vuole impossessarsi di un bene, ma di chi vuole raggiungere l’obiettivo della morte”. Dall’esame autoptico sono emersi anche altri dettagli. Sul cadavere dell’uomo sono state rinvenute alcune tracce biologiche (non si tratterebbe di sangue, ma di saliva e peli) che sono state affidate alla Polizia Scientifica che provvederà ad esaminarle nei prossimi giorni. Il colpo di grazia all’uomo che – è stato accertato – ha opposto resistenza, è arrivato con l’ultima coltellata che ha leso la vena giugulare. L’autopsia sul cadavere di Materazzo è durata oltre tre ore, dalle 12 alle 15,30. Il pm ha dissequestrato la salma. Slitta a mercoledì, intanto, il prelievo del Dna di Luca Materazzo, fratello della vittima e unico indagato al momento. Lunedì la vedova dell’ingegnere, Elena Grande nominerà un consulente di parte in vista dell’esame che ne seguirà. L’assassinio dell’ingegnere di viale Maria Cristina di Savoia risale alle 19,30 di lunedì scorso. Quel che si sa, è che ad affrontare il 51 enne professionista è stato un uomo armato di coltello che indossava un casco e un giaccone. A fornire questi dettagli è stato un testimone oculare che avrebbe visto l’assassino all’opera. Avrebbe anche cercato di inseguirlo mentre Materazzo, sanguinante, e riverso a terra, veniva soccorso. Inutili sono risultati i massaggi cardiaci praticati da due diverse persone. Una coltellata all’addome, tre alle spalle e quella alla gola, non gli hanno lasciato scampo. Materazzo, quella sera, è arrivato a bordo della sua auto, l’ha parcheggiata in garage e poi è andato a casa. A questo punto è entrato in azione l’omicida. Gli investigatori hanno acquisito e visionato le immagini registrate dai sistemi di videosorveglianza che però, finora, non hanno fornito elementi utili. Secondo quanto emerso in un secondo momento, Vittorio Materazzo nutriva forti dubbi sulla morte del padre, avvenuta nel 2013. La circostanza, al momento, non è da mettere in relazione con il suo omicidio ma l’ingegnere si era spinto fino a consegnare una documentazione alla Procura di Napoli, con la quale chiedeva accertamenti sulle cause del decesso del padre. In questa stessa documentazione aveva anche parlato di antichi dissapori col fratello Luca, una volta culminati in un’aggressione. Una storia vecchia di 13 anni sulla quale adesso gli investigatori vogliono riaccendere i riflettori
Gli investigatori stanno continuando a lavorare sul fronte familiare. Per il momento nel registro degli indagati figura iscritto il fratello Luca, il cui alibi e i cui racconti non hanno convinto gli investigatori che ieri mattina hanno effettuato una perquisizione nella sua abitazione prelevando un asciugamano, una pen drive e il telefonino alla ricerca di possibili tracce utili alle indagini.I suoi avvocati, Francesco Carotenuto e Alfredo Sorge, hanno nominato un loro perito che ha assistito all’esame autoptico che si e’ tenuto questo pomeriggio nell’obitorio del Secondo Policlinico a Napoli.