“Ogni giorno, il flusso di materiale sequestrato agli autori di reati è gigantesco. Quello archeologico è una parte infinitesimale. Abbiamo a Napoli, a Castel Sant’Elmo, presso la Soprintendenza dei Beni Museali, un gigantesco deposito di opere d’arte, quadri, oggetti religiosi… la grotta di Ali babà”. Il giudice Carlo Spagna, magistrato delegato dell’Ufficio Corpi di reato del Tribunale di Napoli definisce con questa immagine ad effetto la situazione dei depositi d’arte giudiziari a Napoli. “Il gap di partenza è che questi beni devono attendere decenni che la giustizia faccia il suo corso, con il primo grado, gli appelli, fino alla cassazione e nei depositi finiscono per essere dimenticati – spiega Spagna – I procedimenti vengono raccolti in archivi che spesso sono impraticabili. Alcuni faldoni, a Palazzo Fuga, a Piazza Carlo III, con le inondazioni che ha subito sono andati persi ed è difficilissimo ricostruire i procedimenti. Ho personalmente ripreso gli atti dei processi dei reperti confiscati e ora assegnati alla Soprintendenza di Pompei in via definitiva, con il vincolo di esporli al pubblico, anche dopo che la mostra sarà terminata. Conosco ad uno ad uno quelle storie. Il più importante sequestro per ricettazione fu quello a carico di un grande antiquario di Firenze, Luigi Frascione, nel 1974, che deteneva il materiale non esponendolo nei propri negozi, per rivenderlo clandestinamente”. I sequestri degli anni ’70 a carico di privati cittadini avvenivano con maggior frequenza, anche perché all’epoca la legge era molto restrittiva. “Fino al 2005 – infatti – spiega il giudice – era vietata anche solo la detenzione di reperti archeologici in abitazione, anche se gli oggetti erano stati ereditati, perché considerati Beni del Demanio Necessario, dopo il 2005 la norma è stata attenuata, consentendo al soggetto privato di poter ereditare senza problemi i reperti archeologici”. Intanto, rimane il problema della destinazione della gigantesca quantità di beni sequestrati ogni giorno: oggetti di valore, ma anche e soprattutto droga e armi, materiale contraffatto, abbigliamento e tanta merce cinese. “Occorsero 4 anni per svuotare il caveau di Castel Capuano – aggiunge il magistrato Spagna – ora abbiamo il Nuovo Palazzo di Giustizia che sta scoppiando. Tanta roba viene rispedita agli organi di polizia che hanno effettuato i sequestri, commissariati, caserme. Altri oggetti sono destinati ai custodi giudiziari, come auto e veicoli… E poi le Soprintendenze”.