Napoli, ritrovata nel porto campana di fine 700 e la famosa Corvetta Flora affondata nel 1799

“Prima della fusione di una campana c’era l’usanza di fare una preghiera, un’Ave Maria e questo e’ un dettaglio simbolico per la data della scoperta di questa campana di fine 700, poiche’ e’ stata fatta l’8 dicembre scorso, giorno dell’Immacolata”. E’ questo il racconto con il quale Marina Vecchi, Responsabile del reparto della sezione metalli del Museo Archeologico nazionale di Napoli, ha accolto il sindaco Luigi de Magistris, il Sovrintendente alle Belle Arti e Paesaggio partenopeo, Luciano Garella e un folto numero di giornalisti per la presentazione del reperto ritrovato a dicembre tra il Molo San Vicenzo e quello Angioino, nelle acque del capoluogo campano. Secondo le ricostruzioni degli studiosi, la campana apparterebbe alla famosa Corvetta Flora, fatta distruggere nel 1799, poco dopo la fuga dei Borbone, il 23 dicembre, da Napoli, dando poi l’ordine all’ammiraglio Nelson di distruggere le navi che non potevano essere armate. La Flora, lungo trenta metri, si trova a circa 15 metri di profondita’ e attorno alla nave sono stati ritrovati anche cannoni forse della stessa Corvetta. Solo un lungo restauro e poi le radiografie alla campana potranno confermare l’ipotesi degli archeologi. “Il tema del porto e la sua sfida e’ restituire memoria alla citta’ – ha dichiarato il presidente dell’Autorita’ Portuale di Napoli, Pietro Spirito – il porto deve essere preservazione della memoria e costruzione del futuro. Il ritrovamento della Corvetta Flora, della campana, dei cannoni, ci ricordala fuga di Ferdinando IV e l’imminente arrivo della rivoluzione del 1799, fatti importanti della citta’. “Si portano alla luce reperti di un momento storico particolare della nostra citta’ – ha evidenziato il primo cittadino partenopeo de Magistris – quello della rivoluzione partenopea del 1799, quando i Borbone scapparono dalla citta’ e fecero incendiare alcune navi, tra cui la corvette Flora, di cui sono stati rinvenuti cannoni e campane. Questo e’ il modo in cui si deve lavorare ed e’ il mondo in cui abbiamo voluto che, all’interno del Patto per Napoli, ci fosse il parco archeologico di piazza Municipio. La sinergia istituzionale mi sembra eccellente”. Soddisfatto anche il sovrintendente Garella: “Queste sono le occasioni migliori per far si che venga data sostanza al lavoro che non puo’ mai ritenersi compiuto, come mattoni di una fabbrica da erigere. A Napoli e’ iniziato un nuovo tracciato, un nuovo percorso di collaborazione istituzionale. Questa e’ una bella citta’, una citta’ di grande storia che aveva dimenticato il suo ruolo di capitale culturale del Paese e adesso e’ arrivato il momento di ripristinare questo percorso virtuoso”.


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