Pasquale Scotti viene considerato un collaboratore di giustizia “credibile” e per questo che la Dda di Napoli che ha ascoltato e registrato le sue deposizioni in questi ultimi mesi ha chiesto alla Direzione Nazionale Antimafia di inserirlo in un piano di protezione. Significa che l’ex braccio destro di Cutolo, l’uomo dei mille segreti, sta per diventare ufficialmente pentito. Nelle mani dei procuratori aggiunti Filippo Beatrice e Giuseppe Borrelli, e del pm Ida Teresi dela Dda di Napoli ci sono già decine di interrogatori, centinaia di pagine di verbali, registrazioni. Tutte risultate credibili e interessanti ai fini investigativi. E’ un lavoro enorme perché Pasqualino ‘ o collier ha riportato alla luce “cold case” sepolti negli archivi giudiziari napoletani. A cominciare dalla trattativa tra Cutolo e pezzi dello Stato, che portò alla liberazione dell’ex assessore regionale Ciro Cirillo, potente doroteo di Torre del Greco della famosa “corrente del golfo” del defunto ex ministro degli interni Antonio Gava, dopo un riscatto versato alle Br. E poi l’omicidio del capo della Squadra Mobile di Napoli, Antonio Ammaturo (e del suo agente Pasquale Paola) il 15 luglio del 1982, ucciso proprio per aver svelato accordi indicibili tra camorra e Stato. E ancora tutti gli affari legati alla ricostruzione post terremoto, gli imprenditori collegati ai cutoliani che favorirono il riciclaggio e l’arricchimento dell’allora potente cosca della Nco e poi dei suoi nemici della Nuova Famiglia, decine e decine di omicidi di camorra, alcuni eccellenti, vittime innocenti. I suoi racconti insomma potranno riscrivere la storia della camorra dagli anni Ottanta fino ai giorni nostri perchè anche se era “autoesiliato” in Brasile da anni con il nome di Francisco De Castro Visconti, indossando la veste di tranquillo imprenditore impegnato per lo più in attività di ristorazione, Pasquale Scotti ha continuato a mantenere i rapporti con la sua terra di origine e in modo particolare con “gli amici” di Casoria, Afragola, Casavatore che ne hanno favorito la sua latitanza.Deve scontare una condanna definitiva a trent’anni, ma potrà affrontare gli altri processi che lo riguardano, puntando sui benefici assicurati dallo Stato ai collaboratori di giustizia. Per il momento le sue dichiarazioni sono “top secret” tranne quelle poche che hanno riguardato il racket del caro estinto nella sua città natale, Casoria e comuni vicini. Ma il “terremoto” giudiziario che nasce dalle sue confessioni è in arrivo.