Pesce spada e roccocò come la tradizione napoletana natalizia vuole. Non si faceva mancare niente il boss latitante Feliciello D’Ausilio. Hanno trovato la tavola apparecchiata per il pranzo in quella casa di campagna a Marano dove i carabinieri ieri lo hanno stanato dopo nove mesi di latitanza. In casa c’era anche una vivandiera, donna di 50 anni di Qualiano che è stata denunciata per favoreggiamento personale. E proprio seguendo la donna che è stato possibile individuare il nascondiglio di via Barco a Marco preso in affitto circa tre mesi fa attraverso un intermediario di cui si sta cercando di risalire all’identità. Feliciello D’Ausilio si era chiuso in casa e passava le giornate tra computer, televisore, play station e letture di libri. Per un periodo, so- spettano gli investigatori, aveva mantenuto i contatti con il clan attraverso il fratello, arrestato a settembre scorso con tre complici per estorsione aggravata dal metodo mafioso. Poi si era inabissato, temendo di essere scoperto, ma è sta- to inutile: ormai i segugi dell’Arma lo avevano messo nel mirino. In casa, alle 13 e 30 di ieri, con “Feliciello” c’era la vivandiera, che gli faceva la spesa, gli preparava da magiare e faceva le pulizie. Seguendo lei i carabinieri hanno individuato con certezza il nascondiglio del latitante, irrompendovi in forze. Felice D’Ausilio si è giocato la carta della disperazione, lanciandosi da una finestra sul retro dell’abitazione e risalendo poi per una scarpata erbosa. Ma un elicottero lo ha visto dall’alto, segnando la posizione del fuggitivo via radio ed è stato bloccato.
Felice D’Ausilio, oltre a rispondere ora dell’evasione dal carcere, sta scontando l’ergastolo dopo essere finito nei guai con la giustizia per l’omicidio dell’assicuratore incensurato Giustino Perna, fratello del più noto Carmine. Era il 30 aprile 1999, come ricorda Il Roma, e l’agguato, compiuto per una vendetta trasversale, fu attribuito dagli inquirenti a un commando misto Lago-D’Ausilio nell’ambito della faida con i Pesce-Marfella. Il 39enne fu assassinato proprio di fronte al cimitero di Pianura. Era appena arrivato in zona quando entrarono in azione i killer: tagliarono la strada alla vittima, a bordo di una Fiat Tipo rossa, rendendo inutile ogni suo tentativo di fuga. Contro di lui sparò una sola persona, ma i sicari erano più di due. Gli investigatori trovarono la sua vettura ancora con il motore acceso e la retromarcia innestata. Particolari utili per ricostruire la dinamica dell’attentato, scattato alle 9 e 30. La zona non era deserta, ma i venditori ambulanti e altri potenziali testimoni dichiararono di non aver visto e neppure sentito nulla. Possibile se in quel momento si erano allontanati dai luoghi abituali in cui stazionano. Eppure l’esecutore materiale del delitto fece fuoco a ripetizione, almeno per una trentina di secondi.