San Gennaro: nuovo statuto e pace fatta tra Curia e città

 “Tutto è bene quel che finisce bene”. Chiosa così il ministro Angelino Alfano siglando il lieto fine alla querelle sulle reliquie, il tesoro e la cappella di San Gennaro che nei mesi scorsi ha visto la Curia e la Deputazione, organismo laico che sovrintende alla gestione, l’un contro l’altra armati con tanto di “panolada” dal sapore calcistico. Si chiude così una vicenda trascinatasi per due anni ma che ha raggiunto le vette più polemiche a febbraio di quest’anno, quando un decreto del Viminale ha modificato i criteri di nomina dell’organismo affiancando ai discendenti delle famiglie nobili della città quattro membri di nomina della Curia. Per i nobili della deputazione si trattava di un vero e proprio attentato all’autonomia dell’organismo, che risale al 1601, e al suo carattere secolare di laicità e di autonomia dalla diocesi. Col decreto si equiparava la deputazione a una fabbriceria, ente composto anche da personale ecclesiastico. Di qui la polemica e i nervi tesi per mesi. Fino all’armistizio già sancito un paio di mesi fa dal ministro dell’Interno Alfano e ratificato oggi con la firma del nuovo statuto che rinnova quello risalente al 1894 e che segna un passo indietro riconoscendo all’organismo laico l’iscrizione al registro delle persone giuridiche ma senza metterne a repentaglio l’autonomia. Il tutto al termine di una laboriosa mediazione condotta dal prefetto di Napoli, Gerarda Pantalone. “Ha prevalso il buon senso – ha sottolineato Alfano nel consegnare la nuova Carta – da parte di tutti i protagonisti di questa vicenda che ha avuto anche momenti polemici. Ora c’è un nuovo statuto che definisce bene gli equilibri tra la dimensione religiosa e quella gestionale riservando alla Curia il culto di San Gennaro e alla deputazione, che resta ente laico, la gestione delle spoglie e del tesoro del santo. Ringrazio il prefetto e Sua Eminenza Sepe che hanno consentito il raggiungimento di questo risultato cui non è estraneo San Gennaro che ha illuminato le menti”. La ritrovata armonia trova riscontro nelle parole dell’arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe: “Ci sono state delle incomprensioni – dice – ma la fede e il buon senso hanno avuto la meglio. Non abbiamo mai messo in discussione la laicità dell’istituzione che è stata riconosciuta con lettera dal Papa, ma la responsabilità del culto non poteva essere demandata ad altri che non fossero la Chiesa. Una volta messo in chiaro ciò – ha osservato – la conclusione è stata logica. Alla fine siamo tutti sulla stessa barca, quella di San Gennaro”. Soddisfatto anche il Comune. “San Gennaro è salvo – esulta il sindaco Luigi de Magistris – il nuovo Statuto che regola la vita e le attività della Cappella del tesoro di San Gennaro è una vittoria della città”. In un clima da tutti felici e contenti, si rallegrano anche i nobili della deputazione che vedono intatte le proprie prerogative. “Siamo orgogliosi per il risultato raggiunto – dice Riccardo Imperiali di Francavilla – ora siamo già al lavoro per il nuovo regolamento da affiancare allo statuto.


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