Scafati, il clan chiese il pizzo anche all’amico Lello Lupo e all’imprenditore Corrado Scarlato che rifiutò

Estorsioni a tappeto a tutti i commercianti e imprenditori di Scafati. Erano diventati il terrore della città. Tutti si dovevano assoggettare ai voleri dei boss. Le estorsioni hanno rappresenttao negli ultimi due anno le fonti di maggiore guadagno del clan Loreto-Ridosso.Tra gli estorti eccellenti figura anche Raffaele Lupo, il consigliere comunale per il cui tramite il clan si infiltrò nelle elezioni amministrative del 2013, con la lista Grande Scafati. Partecipe e vittima, ma senza troppe ammissioni, da parte sua. Indagato nell’ambito dell’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore della Dda Vincenzo Montemurro nel filone politica e camorra, per scambio di voto. Vittima nell’indagine che stamattina ha portato alla notifica di un’ordinanza di custodia cautelare a carico di 16 persone, e coordinata dal sostituto procuratore Giancarlo Russo. Lupo ha pagato al clan sia in termini di tangente, per l’apertura del Sali e tabacchi in via Alcide De Gasperi. “Ci devi fare un regalo di due-tremila euro” gli dissero Alfonso Loreto e Gennaro Ridosso, tra il 2009 e il 2010. E Lupo pagò la cifra richiesta. Ma il commerciante, ex consigliere comunale e provinciale, tra il 2013 e il 2014 si rivolse agli ‘amici’ del clan anche per un prestito usuraio. Chiese, infatti, ad Alfonso Loreto di prestargli 10mila euro per momentanee difficoltà economiche. Fu, secondo il pentito, Salvatore Ridosso a consegnare all’ex politico la somma di 8mila euro, in cambio di assegni – intestati ad una dipendente della vittima – per un importo di 10mila. Ma quegli assegni non furono mai portati all’incasso. Lello Lupo saldò il debito in contanti, nel giro di pochi mesi. Episodi che nelle sue dichiarazioni, nell’aprile di quest’anno, il commerciante di prodotti ortofrutticoli non ammette mai del tutto.

Raffaele Lupo non è stato il solo tartassato, secondo quanto emerso dalle indagini dei carabinieri del Reparto Territoriale di Nocera Inferiore. Ce ne sono altre di vittime. A cominciare dagli industriali conservieri che furono convocati da Pasquale Loreto in persona, in via Fondo Monaco, tra il 2005 e il 2006 per indurli a pagare tangenti dai 10mila ai 30mila euro.

E poi ancora, commercianti di abbigliamento, due in particolare, minacciati e intimiditi a colpi di pistola conficcati nelle saracinesche. Anche loro, dovettero pagare il pizzo intorno al 2010. Pizzo ‘anomalo’ consistito nel cambio di assegni che provenivano dal giro di usura che il gruppo criminale gestiva attraverso Alfonso e Giuseppe Morello, i due fratelli di Torre Annunziata, che avevano stretti legami con i Ridosso-Loreto.

Le estorsioni contestate agli uomini della cosca, predominante ancora oggi, arrivano fino all’aprile del 2016.

Ridotti al lumicino con gli arresti, molti in carcere non si erano arresi e attraverso Andrea Spinelli, detto dariuccio, riscuotevano ancora tangenti. Tra le vittime di ‘dariuccio’ un altro personaggio noto: Corrado Scarlato, ex consigliere comunale, anch’egli, attuale presidente della Turris calcio di Torre del Greco e in passato con ruoli da dirigente nella Scafatese. Scarlato è un imprenditore nel settore della carta e dei rifiuti e in passato con velleità da candidato sindaco a Scafati. Nel 2016 Dario Spinelli avvicinò Scarlato, socio della ‘Ambiente ed Energia srl’. Nell’aprile del 2016 Spinelli si recò nella sede dell’ex Papiro sud la cartiera della famiglia Scarlato, in via Madonnelle, dove erano in corso lavori di ristrutturazione dei capannoni. Più volte Dariuccio aveva tentato di avvicinare l’imprenditore che stava facendo i lavori. E il 4 aprile scorso, trovò in azienda Scarlato: “che cosa stai facendo qui?” gli chiese. Intendendo quali interventi edilizi erano in corso. “Mi devi dare i soldi per i carcerati” aggiunse con fare intimidatorio. La richiesta estorsiva, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, fu respinta. (r.f.)


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