“Sempe ‘a cap’ ta’ mozzano…”, minacce di morte al prete che lasciò la processione dopo l’inchino al boss

Minacce di morte al parroco che si ribellò alla camorra nel giugno scorso, un atto intimidatorio che getta sconcerto nella piccola comunità del Belsito. “Semp a capa ta’ mozzano, statt accort quando te arretir a casa a sera”. Una lettera carica di insulti e minacce è stata recapitata nei giorni scorsi all’indirizzo di don Fernando Russo, il parroco coraggioso, che durante la processione della Madonna del Rosario si ribellò all’inchino dei portantini dinanzi alla villa dei Sangermano, ritenuti affiliati alla camorra, abbandonando la cerimonia. Anche questa volta chi voleva intimidirlo non ci è riuscito. Anzi. Don Fernando infatti ha fatto tappezzare l’intero paesino con manifesti  riportanti il testo della lettera alla quale ha aggiunto una piccola introduzione: “Questa lettera è stata recapitata a don Fernando, si vede che qualcuno gli vuole molto bene”. Poi in chiusura di manifesto scrive: “Per conferma potete rivolgersi al maresciallo Antonio Squillante”.
A giugno scorso come ogni anno, nella piccola frazione di Livardi, di San Paolo Bel Sito abitata da 400 anime, si svolse  la processione della Madonna del Rosario. Il corteo arrivato davanti alla villa di Agostino Sangermano, (affiliato al clan Russo-Alfieri, ha scontato una condanna per usura ai danni di un im- prenditore impegnato, tra le altre opere, alla costruzione di una caserma dei carabinieri), i portantini si inchinarono con la Madonna in spalle per omaggiare i camorristi. Don Ferdinando dinanzi a qual gesto  abbandonò la processione insieme al maresciallo Squillante. Ora a distanza di mesi arriva il messaggio minatorio al prete coraggio. Sulla vicenda i carabinieri hanno aperto un’inchiesta che promette importanti novità.


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