Un uomo di 30 anni, disoccupato, residente in provincia di Pisa, è stato denunciato dalla polizia per estorsione sessuale ai danni di una ragazza norvegese di 16 anni. La minorenne era caduta nella rete del giovane pisano con il quale aveva intrapreso una relazione virtuale e che, successivamente, aveva poi organizzato una sofisticata ‘sexextortion’ ai suoi danni. Attraverso la piattaforma di messaggistica Kik (con sede in Canada), aveva infatti creato un falso profilo fingendo di essere il cugino di se stesso, ben conosciuto dalla giovane vittima, minacciando reiteratamente la ragazzina e istigandola alla produzione e divulgazione di materiale pedopornografico.
Quando poi l’uomo aveva fatto l’ulteriore richiesta di altre immagini e filmati con la minaccia di divulgare quanto già in suo possesso sulle piattaforme social la famiglia, in preda alla disperazione, si è rivolta alla polizia norvegese. In un brevissimo lasso di tempo, la segnalazione è pervenuta al servizio della polizia postale e delle comunicazioni per il tramite dell’Europol, e la collaborazione tra i tre organismi di polizia ha consentito una rapida di identificazione del responsabile dell’estorsione sessuale. Il Centro nazionale per il contrasto alla pedopornografia online del servizio di polizia postale e delle comunicazioni ha quindi attivato gli investigatori del compartimento Polposta di Firenze per gli ulteriori accertamenti.
Gli agenti, coordinati dalla Procura, hanno raggiunto il domicilio del giovane pisano sorprendendolo ancora intento a visualizzare le chat segnalate sui dispositivi mobili in suo possesso, che sono state sequestrate dagli investigatori, scongiurando in tal modo anche l’ulteriore tentativo di estorsione da parte dell’uomo. La ‘sexextortion’, ricorda la polizia, è un fenomeno crescente e si presenta sotto due fenomenologie: una tipicamente domestica, spesso riconducibile a coppie che si separano, con uno dei due (quello che la subisce) che viralizza sul web immagini intime dell’ex partner, l’altra, a dimensione internazionale, dettata esclusivamente da ragioni di profitto, in cui tra attore e vittima non esiste alcun legame, e gli autori sono quasi sempre localizzati all’estero (Africa o Asia), tant’è che la polizia postale e delle comunicazioni sta conducendo con regolarità operazioni internazionali nel tentativo di indebolire le potenzialità offensive dei gruppi criminali cui quegli autori fanno capo. In entrambi le tipologie di reato, la polizia – ricorda un comunicato – sta dedicando però notevoli risorse anche nel campo della prevenzione, ritenendolo ancora più importante di quello della repressione.
La polizia postale e delle comunicazioni consiglia pertanto: mai pagare la somma richiesta. Dopo il primo pagamento, infatti, seguono richieste, via via, più esose; bloccare, subito, il contatto, sia sulla piattaforma social che sulla videochat; inoltrare, immediatamente, richiesta di rimozione del video ai gestori della piattaforma sulla quale il video stesso è stato postato; sporgere subito denuncia. Cosa fare per prevenire: mai concedere ”amicizia” sui social network a persone che non sono conosciute anche nella vita reale. Concedere la propria amicizia sulla piattaforma significa, infatti, ammettere una persona estranea in uno spazio ”riservato” e ”privilegiato”, che è la nostra pagina personale, concedendole un enorme ed immotivato vantaggio qualora si tratti di un malintenzionato; a maggior ragione mai scambiare messaggi privati con utenti appena conosciuti e, men che meno, mai concedere di entrare, attraverso la webcam, nella propria casa e nella propria privacy; configurare le proprie pagine social in modo tale da renderle ”invisibili” agli sconosciuti; in ogni caso, si sconsiglia di inviare immagini a sfondo sessuale anche quando si tratta di persone conosciute e a noi intime.