Suicidio di Tiziana Cantone, i legali al Garante: “Via i contenuti dal web”

Mentre vanno avanti le indagini sulla morte di Tiziana Cantone – la 31enne di Mugnano suicidatasi dopo la diffusione sul web a sua insaputa di video hot che la ritraevano – prosegue senza sosta la battaglia della madre della ragazza affinchè venga attuato il diritto all’oblio per la donna, con la rimozione di tutti i link e le pagine che ancora oggi consentono di accedere ai contenuti incriminati. Andrea Orefice e Andrea Imperato, legali di Maria Teresa Giglio, madre di Tiziana, hanno inviato al Garante della Privacy Antonello Soro il reclamo con l’indicazione dei motori di ricerca e dei siti porno, un centinaio in totale, che contengono ancora pagine associate ai video girati dalla ragazza e che consentono di vederli. “Ci rivolgiamo al Garante – spiega Orefice, civilista – perché ordini la completa rimozione dal web di quei contenuti. Tengo a sottolineare che alcuni motori di ricerca hanno proceduto alla deindicizzazione, cancellando ogni pagina che facesse riferimento ai video porno di Tiziana, dimostrando dunque che c’è la possibilità tecnica di procedere ad un’operazione di questo genere; altri invece ci hanno risposto che poteva cancellare solo le pagine da noi indicate”. La deindicizzazione è una possibilità riconosciuta dal 2014 grazie alla sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea che, accogliendo il ricorso di una cittadina spagnola stabilì che è nel diritto dei cittadini europei richiedere ai motori di ricerca online l’eliminazione dalle loro pagine dei risultati di eventuali link che rimandino verso “contenuti non più rilevanti” che li riguardano. “Un controllo preventivo su tali contenuti è possibile” ribadisce Orefice. Il reclamo al Garante riguarda motori che “hanno risposto in maniera non soddisfacente alle diffide inviate nelle scorse settimane – spiega il legale – ma anche un motore di ricerca russo e uno cinese Baidu, che non ci hanno fatto pervenire alcuna risposta”. “Al Garante – prosegue Orefice – abbiamo ovviamente segnalato anche i siti porno dove sono caricati i video affinché ne ordini l’immediata rimozione. Purtroppo non abbiamo potuto diffidare preventivamente i siti perché è davvero complicato scoprire quale sia il loro reale indirizzo fisico; spesso sembrano scatole cinesi”. Il reclamo ha avuto origine da un controllo a tappeto del web effettuato dai legali della madre di Tiziana, da cui è emerso che i video erano caricati su almeno 120 siti porno, tutti indicizzati sui più noti motori di ricerca. La Procura di Napoli indaga per diffamazione e per tale reato ha chiesto per le quattro persone indagate l’archiviazione: su questi aspetti il Gip si pronuncerà nell’udienza del 17 gennaio prossimo; i pm partenopei hanno, dal canto loro, aperto un fascicolo anche per istigazione alla calunnia. La Procura di Napoli Nord indaga invece per il reato di istigazione al suicidio ma al momento non risultano indagati, nonostante nei giorni scorsi siano state sentite alcune persone informate sui fatti, tra cui l’ex fidanzato di Tiziana e l’esperto informatico Mirko Rivola utilizzato come consulente da Tiziana quando la ragazza intentò la causa civile contro le multinazionali del web che avevano consentito la diffusione sulle proprie piattaforme dei suoi video hot; la sua deposizione, durata 12 ore, è stata ritenuta molto rilevante dagli inquirenti


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