Tutti gli affari del “Re delle Slot” legato al boss catanese Nitto Santapaola

Cinque persone sono state arrestate nell’ambito dell’operazione scattata stamani nei confronti di una presunta associazione a delinquere transnazionale che riciclava tra Europa e Antille i proventi del mancato pagamento delle imposte sul gioco on-line e sulle video-lottery (VLT). Si tratta di Francesco Corallo, soprannominato il ‘re delle slot’ e ritenuto dagli inquirenti il capo dell’associazione, Amedeo Laboccetta, ex parlamentare pdl, e poi Rudolf Theodoor Anna Baetsen, Alessandro La Monica, Arturo Vespignani, collaboratori di Corallo. I cinque sono accusati, a seconda delle posizioni dei reati di associazione a delinquere aggravata, a carattere transnazionale, dedita al peculato, riciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Secondo il Servizio centrale investigazione criminalità organizzata (Scico) della gdf, che ha eseguito le operazioni su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Roma, la presunta associazione a delinquere riciclava in tutto il mondo i proventi illegali del gioco d’azzardo.

INDAGATI I TULLIANI, COGNATO E SUOCERO DI FINI – L’inchiesta vede indagati, tra gli altri, Sergio e Giancarlo Tulliani, suocero e cognato dell’ex presidente della Camera Gianfranco Fini. Secondo gli inquirenti il cognato di Fini avrebbe ricevuto denaro da Rudolf Baetsen, braccio destro di Corallo. Baetsen facendo transitare i soldi su società offshore, avrebbe finanziato l’acquisto della casa di Montecarlo effettuato da Tulliani nel 2010. L’acquisto della casa, in boulevard Princesse Charlotte 14, già di proprietà di Alleanza Nazionale, fu al centro di un’inchiesta giudiziaria che coinvolse anche l’ex presidente della Camera. Dalle società di Corallo i Tulliani avrebbero anche ricevuto versamenti per 2,4 milioni di euro in coincidenza con l’approvazione del decreto 78/2009 che rinnovò la disciplina del settore del gioco d’azzardo a vantaggio delle società finite nell’inchiesta.

UNA FORTUNA NATA DA SLOT E GIOCO D’AZZARDO: CHI È IL ‘RE DELLE SLOT’ – Francesco Corallo, 56 anni, al centro dell’operazione denominata ‘Rouge et noir’ (rosso e nero) ha fondato la sua fortuna milionaria su slot, video lottery e giochi online. È figlio di Gaetano Corallo, condannato per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione in occasione della gara per l’aggiudicazione dell’affidamento in concessione della gestione del casinò di Campione d’Italia, e considerato vicino alla alla mafia siciliana di Nitto Santapaola. Gaetano Corallo aveva trasferito le sue fortune all’estero, nelle Antille e le aveva fatte crescere esponenzialmente grazie al settore dei casinò e degli investimenti immobiliari. Al suo fianco, fin da giovane Francesco, impara a gestire il denaro di famiglia fino a quando, nel 2004 si mette in proprio e nel giro di pochi anni, si accaparra il 40 per cento dell’intero mercato delle slot legali in Italia: un patrimonio con potenzialità miliardarie del quale sposta all’estero i ricavi, senza pagare tasse e imposte dovute. Le indagini hanno evidenziato “il sistematico riciclaggio dei proventi illeciti”, scrivono gli inquirenti, realizzato mediante ripetuti trasferimenti di denaro, movimentazioni all’estero, e utilizzando i conti di diverse società, le cosiddette ‘shell companies’, ‘gusci vuoti’ e aziende fantasma che per anni hanno impedito di comprendere la reale destinazione delle somme di denaro di cui Corallo godeva. Inoltre, secondo chi indaga, l’associazione a delinquere si è avvalsa del contributo di altro gruppo organizzato composto da diversi fiduciari di Francesco Corallo, tra cui un noto professionista delle Antille che vive a Montecarlo (James Walfenzao), operativo in diversi Stati, Antille, St. Lucia (B.V.I.), Stati Uniti d’America, Nuova Zelanda, Regno Unito, principato di Monaco, fornendo un supporto per la creazione delle società offshore utilizzate unicamente per giustificare i flussi finanziari di quanto sottratto dall’associazione all’erario. Le società concessionarie di Corallo, Atlantis/Bplus prima, e Global Starnet poi, hanno sempre mantenuto salda la loro posizione di supremazia nel settore del gioco, anche a fronte di cambiamenti legislativi che hanno ammodernato il settore, regolamentando le slot di nuova generazione, le cosiddette videolotteries. Ogni nuovo business veniva gestito in posizione dominante, operando sulla base delle condizioni della vecchia concessione, a differenza di quanto accadeva per gli altri concessionari, che dovevano sottoscrivere nuovi atti di convenzione con lo Stato, spesso più gravosi in termini di operatività, vincoli amministrativi, e, soprattutto, in termini economici.

L’OMBRA DELLA CORRUZIONE – Le indagini hanno evidenziato, scrivono gli inquirenti, “come Corallo abbia saputo prevedere l’evoluzione degli orientamenti normativi della maggioranza di governo italiana e come si sia giovato delle disposizioni di legge di stabilità del 2010, utilizzando plurime interlocuzioni con esponenti politici, connotate anche da elargizioni di denaro”.

SEQUESTRI NEL MONDO PER 215 MILIONI DI EURO – Nell’ambito dell’operazione le fiamme gialle hanno eseguito provvedimenti di sequestro preventivo del valore di 215 milioni di euro. L’analisi fatta dagli inquirenti dei flussi di denaro oggetto di riciclaggio dall’Italia conduce in numerosi Paesi europei ed extraeuropei: Olanda, Regno Unito, Antille, Canada, Emirati Arabi, Principato di Monaco, ove i proventi illeciti sarebbero stati utilizzati per attività economiche, finanziarie, acquisizioni immobiliari, come per l’acquisto dell’appartamento ceduto da Alleanza Nazionale a società offshore riconducibili alla famiglia Tulliani. Tra i beni oggetto di sequestro, sull’isola di Sint Maarten si trovano: un lussuoso comprensorio denominato Port Cupecoy; un rilevante complesso immobiliare denominato Paradise Mall; il casinò denominato Starz Casino (già Atlantis Casino); due ville di proprietà di Francesco Corallo, ritenuto capo della presunta associazione e Rudolf Baetsen. Anche nei confronti degli altri arrestati Alessandro La Monica e Arturo Vespignani, che hanno operato dall’Italia, gestendo l’ente concessionario sotto le direttive di Francesco Corallo, sono stati eseguiti sequestri di beni immobili e conti correnti.


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