Camorra a Castellammare, il pentito Cavaliere racconta dei dissidi all’interno del clan D’Alessandro

Renato Cavaliere, il pentito eccellente della camorra di Castellammare e killer reo confesso dell’omicidio del consigliere comunale Gino Tommasino (reato per il quale è stato condannato a 30 anni di carcere) ha svelato alla Dda di Napoli molti particolari inediti sul clan D’Alessandro e tra questi anche di una frizione all’interno della stessa famiglia di Scanzano a causa di una richiesta estorsiva alla ditta che stava effettuando lavori su un palazzo privato. Nelle dichiarazioni di Cavaliere depositate al processo d’Appello per l’omicidio di Aldo Vuolo (che si eÌ€ chiuso con la trasformazione dell’ergastolo in primo grado in 18 anni di reclusione) il collaboratore di giustizia racconta degli affari di un pregiudicato che in quel periodo era assai vicino a Vuolo. Si tratta del fratello di un collaboratore di giustizia del centro antico. Cavaliere scopriÌ€ che “faceva le estorsioni a Castellamma­ re di Stabia e l’ho bloccato”. Il pentito ha speigato agli investigatori che a comandare doveva essere il gruppo alle dirette dipendenze del boss Enzo D’Alessandro, terzogenito di Michele il defunto fondatore della cosca. In ballo c’era la ristrutturazione di un edifi­cio in Salita Quisisana. “LiÌ€ c’era un’impalcatura e stava­no ricostruendo un palazzo vecchio, rifacendo anche i solai- spiega Cavaliere- Si trattava di un bel lavoro. Ho fermato i lavori e ho cosiÌ€ saputo che lui (il riferimento eÌ€ al fratello del pentito di Santa Caterina ) era andato liÌ€ a cercare l’estorsione chiedendo quattro o cinque­ mila euro. Un’invasione di campo inaccettabile. Ne ho parlato con Enzo D’Alessandro e gli ho spiegato che quello stava dando fastidio e gli ho chie­sto cosa dovevo fare. Enzo D’Alessandro mi ha detto di mandarlo a chiamare…”. Ma al primo appello il pregiudicato non si presentò Ma lo fece impaurito dopo l’omicidio di Aldo Vuo­lo. Era in compagnia di un altro esponente di Scanzano, un genero di D’Alessandro Lui­gi senior (fratello di Michele D’Alessandro, in carcere da oltre 20 anni),sostenendo che era lui il mandante della richiesta estorsiva. L’incontro avvenne a Scanzano nel giardino di un altro ras dei D’Alessandro.. Ha raccontato il pentito Cavaliere: “… Era genero di Luigi D’Alessandro senior e per questo era entrato nel clan e, pur non avendo cari­sma, se ne approfittava per fare estorsioni e droga e io gli spiegai che Enzo D’Alessandro mi aveva dato l’ordine di non far spendere ad altri il nome del­ la famiglia per svolgere quel tipo di attivitaÌ€. Ma lui ha sostenuto che gli servivano i soldi per il suocero… Gli ho detto che a Castellammare comandava­mo noi e che qualsiasi cosa la doveva dire a noi. Del resto i soldi al suocero arrivavano tramite Enzo D’Alessandro che mandava i soldi che gli portavamo anche a Partoria (strada di Scanzano dove vive la famiglia D’Alessanro)…Non si aspettava quella mia reazione, eÌ€ diventato rosso e se n’eÌ€ andato”.

 

(nella foto da sinistra il boss Enzuccio D’Alessandro e il pentito Renato Cavaliere)


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