Camorra, Angrisano “Cioppetto” fu ucciso perchè aveva “cacciato” i rivali dal Lotto G

Le indagini condotte dagli agenti del commissariato di Scampia che hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di NAPOLI hanno evidenziato anche una escalation – come evidenzia il procuratore aggiunto della Repubblica di Napoli, Filippo Beatrice – di minacce e violenze, con impiego di armi, che sarebbero state compiute dal gruppo Angrisano nei confronti di diverse persone residenti nel lotto G del quartiere ma anche di un imprenditore. Quest’ultimo è stato vittima di continue minacce di incendio ai suoi distributori di carburanti, poi sfociate nei primi giorni di gennaio in un vero e proprio attentato incendiario ai suoi impianti. Il provvedimento eseguito oggi ha inoltre riguardato persone che si sarebbero rese protagoniste di una vera e propria ‘cacciata’ di interi nuclei familiari ritenuti vicini a membri del gruppo rivale degli Angrisano. La situazione è poi degenerata a seguito dell’omicidio di Francesco Angrisano, avvenuto l’11 dicembre 2016. Le persone offese “pur non mostrando reticenza nel denunciare i fatti di cui sono state vittime – dice Beatrice – hanno palesato timore nell’identificare compiutamente gli autori dei delitti, successivamente identificati attraverso attività operative”.

Per l’esito favorevole delle indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia partenopea, e’ risultato importante il lavoro svolto dal commissariato di Scampia, sia con l’ausilio tecnologico che dei tradizionali accertamenti. Da sottolineare che le vittime delle minacce hanno collaborato denunciando i fatti accaduti, ma hanno mostrato timore nel riconoscerne formalmente gli autori. I provvedimenti restrittivi, sono stati eseguiti nei confronti di Giosue’ Musella, 30 anni, Carmine Casaburi, 20 anni, Ciro Casaburi, 28 anni, Ioio Gianluca, 40 anni, Francesco Forte, 27 anni, Antonio Borriello, 34 anni.


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