Camorra, ecco come funziona ‘pizzo’ per gli ambulanti. I pentiti: “Così si arricchiscono i clan sulle griffe false”

Devono pagare tutti, nessuno puo’ rifiutarsi di versare alla camorra la quota settimanale delle estorsioni. Trenta euro per ogni bancarella che vende merce contraffatta nei mercatini della Maddalena e della Duchesca a Napoli. Ecco perche’ la mattina del 4 gennaio due esponenti del clan Mazzarella si sono presentati armati all’appuntamento con un senegalese che non si era ‘piegato’ e non voleva versare la quota. Sono li’ per dargli una lezione, che fosse da monito per tutti. Cosi’ non solo hanno portato una pistola, ma anche mazze da baseball e di ferro, con la complicita’ di altri due ambulanti italiani, convinti dal clan che quella dei senegalesi e’ una concorrenza sleale. Con spavalderia si sono presentati davanti a tutti, tra la folla dei due mercati rionali, per picchiare chi non vuole pagare l’estorsione e non solo, per intimorire tutti, bianchi e neri. Cosi’ uno degli affiliati ai Mazzarella ha estratto una pistola ed ha fatto fuoco piu’ volte, nel mucchio. Tre senegalesi e una bimba di dieci anni sono rimasti feriti. Questa mattina pero’ la Squadra Mobile della polizia di Napoli ha stretto il cerchio attorno ai responsabili. In carcere sono finiti due esponenti dei Mazzarella, Gennaro Cozzolino che ha materialmente fatto fuoco, e Valerio Lambiase che invece ha picchiato le vittime con una mazza da baseball. Sono stati arrestati anche due ambulanti della zona, Luciano Rippa e Gennaro Vicedomine, incitati dai due esponenti dei Mazzarella a picchiare i ‘neri’ perche’ vendendo borse contraffatte a basso prezzo gli riducevano gli introiti mensili. Questo lo scenario nel quale e’ maturato il raid messo a segno il 4 gennaio. I Mazzarella hanno ripreso il controllo del pizzo nei mercati rionali dopo gli arresti del 3 novembre, quando furono fermati in flagranza di reato, mentre riscuotevano il pizzo, Francesco Pio Corallo, Luca Capuano e Luigi Raia, del nuovo clan Sibillo, scissionisti dei Giuliano di Forcella, la cosidetta ‘paranza dei bambini’. I Mazzarella, approfittando del vuoto di potere, hanno imposto il pizzo ad ogni venditore ambulante della zona incassando anche 120mila euro al mese.

Il business milionario dell’illegalità diffusa nel mercato della Maddalena a Napoli spiega il perché negli ultimi anni ci sono state varie faide di camorra per accapararsi il controllo di tutte quello che si vende sulla bancarelle di Piazza Mancini e nei vicoli della Duchesca. Un business che parte dalla fornitura delle buste di plastica e finisce ai prodotti griffati rigorosamente falsi. Incassi a nove zeri per la camorra che controlla tutto. Il fatto che prima i giovani rampanti della nuova camorra di Forcella guidati da Francesco Pio Corallo ‘o nonno avesse messo le mani proprio li sulle bancarelle di piazza Mancini e che gli è costato l’arresto e poi i nuovi Mazzarella con la sparatoria di deici giorni la dice lunga sul volume di affari che si sviluppa nel dedalo di via a ridosso di Piazza Garibaldi. I pentiti di  camorra hanno raccontato nel dettaglio agli investigatori della Dda quali sono gli affari e chi li gestice. Un collaboratore di giustizia in particolare lo ha fatto. Si tratta di Salvatore Russomagno, uno che le estorsioni le faceva in prima persona e tra l’altro dalle sue mani passavano gli incassi destinati poi ai capi. Ecco i suoi racconti:

“Rinaldi Franco detto o’ paciano è il referente di Vincenzo Mazzarella nella zona della Maddalena. Ritiravo per suo conto le estorsioni dai titolari delle bancarelle e dei depositi di prodotti di abbigliamento quali le scarpe Hogan contraffatte, per un totale di euro 13.000 a settimana. A parte il guadagno derivante dalla imposizione delle buste di plastica ai commercianti. anche se non tutti i quali dovevano pagare 10 euro a bancarella per untotale di 1300-1400 euro a settimana. Le bancarelle pagavano in questo modo: i commercianti napoletani pagavano 50 euro a settimana e gli stranieri pagavano 100 euro a settimana…Le buste venivano lanciate sulle bancarelle e avevano un controvalore irrisorio rispetto al pagamento di 10 euro che veniva estorto sempre per volontà di Franco Rinaldi. Questo avveniva secondo la decisione del Rinaldi: da 1 a 2 volte alla settimana generalmente il lunedì e la domenica…

…Agli stranieri delle bancarelle era anche imposto di vendere le scarpe sportive contraffatte di marca Adidas e Nike, che venivano fornite dal Rinaldi Franco. Questi le acquistava a Roma da cittadini cinesi e le pagava 17 euro al paio per rivenderle ai venditori ambulanti stranieri a 30 euro. La stessa cosa era fatta con i venditori italiani, solo che le scarpe imposte erano le Hogan contraffatte. Quanto al mercato delle Hogan Gennaro Caldarelli, “zio” Umberto Caldarelli ed i figli Maurizio e Fabio, si occupavano dell’approvvigionamento delle Hogan contraffatte nel senso che le pagavano euro 27 al paio e le imponevano agli ambulanti al prezzo di euro 35 od anche 40 euro. Parlo di grandi quantità di scarpe…Settimanalmente io e Crocella Fabio incaricati di ritirare le estorsioni, il Crocella per i depositi ed io per le bancarelle, a volte insieme a Francesco, figlio di ‘o paciano riscossi i soldi delle Hogan, che ammontavano a 20.000 euro a settimana, conti alla mano, andavamo da “zio” Umberto Caldarelli il quale incassava la somma per le scarpe fornite a 27 euro al paio. Sulla differenza, ossia il guadagno tra il prezzo di acquisto e quello di vendita a euro 35 o 40, andava a  Rinaldi Franco, che lo consegnava a Fabio D’Amico. Era una scatola per scarpe piena di soldi…I soldi vengono consegnati al rione Luzzatti a casa di Vincenzo Mazzarella…

…La consegna dei soldi a casa di Mazzarella Vincenzo avviene al sabato. A volte ho accompagnato Franco Rinaldi. Questi soldi sono destinati al pagamento degli affiliati ed al mantenimento di alcuni petenuti, non tutii…L ‘abitazione di Caldarelli Umberto si trova alle spalle della Maddalena dove si trova la pizzeria Costa. I soldi venivano consegnati a Umberto Caldarelli presso il deposito di vendita di scarpe Hogan, all’interno di un piccolo palazzo che si trova nella Maddalena, dove peraltro i Caldarelli vendono anche scarpe Hogan al prezzo di euro 50. Preciso che i soldi non sono mai stati consegnali a casa di zio Umberto Caldarelli. I conti si facevano in questo piccolo deposito gestito dai figli Fabio e Maurizio Caldarelli…. Il capo del clan Caldarelli è Lello Caldarelli, ma lo zio Umberto è un personaggio apicale in quanto ha notevole forza economica. Investe i soldi per l ‘acquisto di droga e per il contrabbando delle scarpe Hogan contraffatte, ed altri prodotti di abbilgliamento (giubbotti, maglioni, jeans, Dolce & Gabbana, Gucci, Luis Vitton, Liu-Jo, Armami, Fay, Fred Perri, Fendi)”.

Il fatto che il giro del falso frutti alcuni milioni di euro all’anno ai clan della camorra che lo gestiscono e che quindi sia molto appetito viene spiegato da un altro pentito eccellente. L’ex boss di Forcella, Maurizio Ferraiuolo che ha spiegato agli investigatori:”… Caldarelli Umberto, poco prima che mi arrestassero, mi fece la proposta, nel ristorante Mattozzi a piazza Calenda dove c ‘e’ la pizzeria Michele, di occuparsi direttamente con la sua famiglia del mercato delle Hogan retribuendomi con euro 60.000 al mese. Come aveva fatto in precedenza suo nipote Giustino con i Sarno.  Era presente Sarnelli Antonio. La proposta fu fatta a me perché in quel periodo con i Mazzarella e Fabio D’Amico eravamo un  unico gruppo. Fabio D’Amico mi spingeva a tartassare i Caldarelli perché erano capaci nel mercato della contraffazione. Fabio D ‘Amico osservandoli al lavoro commento’ che gli sembrava che il sistema lo facessero i Caldareli e non piu’ il nostro gruppo”.

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