Boscotrecase. Kalashnikov nascosto in un terreno e sequestrato dai carabinieri il 2 dicembre: in manette il reggente del clan Gallo–Limelli-Vangone e i suoi 2 complici. Detenzione di armi e munizionamento da guerra, oltre alla violazione degli obblighi della sorveglianza speciale, le accuse mosse a vario titolo ai 3 indagati. Si tratta di Andrea Vangone, attuale reggente del sodalizio camorristico con roccaforte tra Boscotrecase e Boscoreale, Bernardo Fattorusso e Fabio Carpentieri, entrambi giovani “leve” ritenute dagli investigatori vicini al clan. Ad arrestarli, nella giornata di ieri, sono stati gli uomini del Nucleo Investigativo di Torre Annunziata (diretti dal tenente colonnello Leonardo Acquaro).
Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata, partono nel dicembre 2016. E’ il 2 dicembre, via Sepolcri: a poca distanza dall’abitazione di Andrea Vangone, in un terreno abbandonato ed incolto, gli investigatori rinvengono un fucile mitragliatore kalashnikov e cartucce per armi di altro calibro. Un tesoretto nascosto, forse dagli uomini della cosca, per essere utilizzato in una guerra tra clan. Oltre al fucile mitragliatore, quel giorno, i militari sequestrano un borsello contenente 50 cartucce calibro 9, un caricatore per kalashnikov vuoto e 4 bossoli di 7,65. L’arma viene immediatamente spedita in laboratorio per verificarne il probabile utilizzo in fatti di sangue o per intimidire le vittime del giro di estorsioni e degli altri business illeciti, gestiti nell’intero Vesuviano dal clan Limelli-Vangone.
La successiva inchiesta ha permesso di accertare che le armi erano riconducibili a Bernardo Fattorusso e Fabio Carpentieri, presenti al momento del controllo dei carabinieri nell’abitazione di Andrea Vangone, insieme a quest’ ultimo. I 3, subito prima dell’arrivo delle forze dell’ordine, si erano disfatti frettolosamente delle armi, poi rinvenute e sequestrate. Ad aggravare la posizione di Vangone e Carpentieri, la circostanza che entrambi, all’epoca dei fatti, erano sottoposti alla misura della sorveglianza speciale.
Decisive, stavolta, per la chiusura delle indagini-lampo, non sono state le intercettazioni telefoniche. Ma appostamenti certosini e ricostruzioni investigative che, anche da ulteriori recenti sequestri dell’arsenale del clan, hanno permesso di stringere il cerchio intorno a Vangone, Fattorusso e Carpentieri. Il clan egemone in zona Bosco, ora, appare davvero decimato, allo sbando, senza più ras storici liberi ed in grado di dettare, da liberi, le sanguinarie linee-guida. L’ultimo maxi-sequestro di armi ai danni della cosca era stato effettuato il 2 gennaio scorso.
L’arsenale era occultato in una cabina del gas di un’abitazione privata in via Tenente Luigi Rossi, a Boscotrecase. I carabinieri della compagnia di Torre Annunziata, in quella circostanza, sequestrarono una pistola mitragliatrice calibro 9, una semiautomatica dello stesso calibro ed un moschetto con canne mozze, oltre a 852 cartucce, anche per armi di altro calibro. Anche in quella circostanza, le armi rinvenute furono inviate allo speciale nucleo Ris di Roma, per accertamenti e comparazioni sul loro eventuale utilizzo in fatti di sangue.
 Monica Barba