E’ stato il pentimento di Pasquale Riccio, esponente di spicco del gruppo degli Scissionisti fazione Abbinante (ai quali è legato da vincoli di parentela) a fornire agli investigatori lo spunto decisivo per delineare il quadro della prima Faida di Scampia che portò anche all’omicidio dell’innocente Antonio Landieri e per il quale ieri sono state emesse 5 ordinanze di custodia cautelare. Riccio ha spiegato in primo luogo perché avvenne la scissione e come avvenne la scissione e come avvenne e chi furono i partecipanti all’assalto ai Sette Palazzi contro i fratelli Meola che portarono alla morte il povero Antonio Landieri. Sono complessivamente 11 gli indagati per la morte del ragazzo.
Ecco la dettagliata deposizione di Pasquale Riccio in unverbale redatto il 18 marzo del 2015 e contenuto nelle 80 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Federica Colucci:
“…Prima della faida del 2004 io ho iniziato ad orbitare nel contesto Abbinante… Io frequentavo Govanni Moccia già inserito nel gruppo, e mio cognato Giovanni Piana. Gli altri erano detenuti o latitanti. Quando è scoppiata la faida del 2004 sono entrato più addentro nel clan, ed immediatamente nel gruppo di fuoco. All’inizio, dopo l’assassinio di Mariano Nocera, vi fu una riunione voluta da Francesco Abbinante , latitante, figlio di Raffaele già in carcere, a casa di Giuseppe Carputo. Alla riunione erano presenti Giovanni Piana, Vincenzo Marzocchi, Giuseppe Carputo, Giovanni Esposito , io e Francesco Abbinante. La riunione, ai primi di settembre 2004, aveva ad oggetto il problema che noi avevamo con i Di Lauro che con l’omicidio Nocera,che era un nostro affiliato, dimostravano di avercela con noi. Premetto che Francesco Abbinante, nell’estate del 2004, prima dell’omicidio Nocera, ebbe un incontro con Arcangelo Abete, che propose la scissione dai Di Lauro. Come ho riferito in precedenti verbali, la scissione doveva avvenire con l’omicidio di Fulvio Montanino e così Francesco Abbinante mise anche a disposizione di Arcangelo Abete killer del suo gruppo di fuoco. Abbinante ci spiegò che Arcangelo Abete voleva la scissione perché con i Di Lauro non si stava più bene. Disse che Cosimo Di Lauro, il capo del tempo dei Di Lauro, stava iniziando a tassare le piazze dei gruppi affiliati, cosa che prima non era mai avvenuto, pretendendo una quota, la cui entità dipendeva dai proventi della singola piazza. Poi c’era anche il problema che Cosimo Di Lauro voleva il ringiovanimento del clan. Gli Amato-Pagano si spostarono tutti in Spagna. Abete, che era un affiliato diRosario Pariante, era rimasto a Scampia. Quindi Francesco Abbinante ci racconta dell’incontro con Abete solo nella riunione dopo l’omicidio Nocera a e ci mette a corrente della nuova situazione. Noi rispondiamo che dobbiamo prendere posizione, per non essere sterminati e ci schieriamo favore della scissione dai Di Lauro.. Qualche giorno dopo io venni convocato da Cosimo Di Lauro, anzi venne convocato principalmente Vincenzo Marzocchi, ‘o scoth che si rifiutò di andare, al suo posto andammo io e Giovanni Piana. Al Rione Monterosa ci vennero a prendere un certo Nando e Giovanni Cortese, o’ cavalarro. Ci incontrammo nel basso di Cosimo, presente il fratello Ciro, e Cosimo ci parlò (omissis)…
Cosimo ci provocava, dicendo che Raffaele Abbinante era stato il ‘giovane’, l’apprendista di Paolo Di Lauro, non ‘un compagno’ quindi degradandolo, per vedere la nostra reazione. Noi, trovandoci nel covo dei Di Lauro, non reagimmo proprio, tranne Piana che disse in faccia a Cosimo: perché ci volete uccidere tutti? e Cosimo disse. sappiamo che ci sono persone che mettono in giro voci di questo tipo, ma lo stiamo cercando. Alla fine, capimmo che Cosimo Di Lauro non ci considerava proprio a noi Abbinante, nemmeno all’altezza di essere posti a conoscenza di quanto stava avvenendo. Poi avvenne il duplice omicidio Montanino-Salierno… Dopo il duplice omicidio io mi limitai ad aprire gli occhi, poi io e Piano ci recammo in “Mezz all’Arco” nel bigliardo dove i Di Lauro si riunivano e lì incontrammo Giovanni Cortese o’ Cavallaro )Antonio Aruta o’ Bit e Antonio Di Gennaro detto Gnocchetto) e chiesi al “Cavallaro”di parlare con qualcuno dei Di Lauro per sapere cosa stesse succedendo, si trattava evidentemente di una finzione, e mentre attendevo Ciro Di Lauro, che era quello dei fratelli che si spostava di più, costui entrando nel circoletto disse: che vogliono questi qua? Poi mi disse Ciro che loro Di Lauro stavano ancora facendo indagini per capire se l’omicidio di Montanino era dovuto a Raffaele Amato oppure ai Licciardi, per vendicare l’omicidio di Domenico Fulchignoni…
Qualche giorno dopo i fratelli Di Lauro credo Cosimino, mi mandarono a chiamare tramite “Piedi di papera”, affiliato dei Prestieri, in “mezzo all’Arco” ed io rifiutai di andare. Fu l’ultimo contatto con i Di Lauro….
…A quel punto anche noi Abbinante ci spostammo, io restai a casa mia sino all’omicidio di Antonio Esposito ‘Il casaro” che se non sbaglio era di giovedì, che mandò nel panico un po’ tutti. Ce ne andammo tutti da Secondigliano, io andai a Marano a casa di Giovanni Piana, così come altri…Prima che ci spostassimo, avvenne anche l’omicidio Landieri. In quel momento, non avevo rapporti se non con Giovanni Esposito Giovanni Moccia e Giovanni Piana. A gennaio 2005, entra nel vivo il mio rapporto con il clan, andammo, condotti da Giovanni Esposito, a Varcaturo al cospetto di Cesare Pagano . Erano presenti Vincenzo Notturno, Rito Calzone o’ pisano, Carmine Pagano, Lucio Carriola, Arturo o’ Peppaccio, Massimo Vinciguerra, gli Amirante, i gemellini, Davide Francescone, erano in parecchi…Venimmo presentati a Cesare Pagano, che ci disse. Il bordello sta cominciando: vi sentite sicuri di fare la guerra? Ed io mi scusai, spiegando che mia mamma stava male, di non essermi avvicinato prima a loro. A quel punto inizio a fare parte del gruppo di fuoco, con l’incarico di far parte, appoggiare i killer in occasione di omicidi. Il gruppo di fuoco Abbinante era composto da me, da Giovanni Esposito e da Giovanni Piana. Gli Amato-Pagano avevano filatori, armi, autovetture e mettevano loro a disposizione tutto…Episodi specifici della faida sono venuti a mia conoscenza a Varcaturo, quando vi erano alcuni incontri con i membri dei gruppi di fuoco, ma soprattutto quando poi ci spostammo a Gricignano d’Aversa nell’appartamento dove è avvenuto l’omicidio di Barretta ed altre due case lì affittate nei pressi, dove ci spostammo dopo la retata dei Carabinieri a Varcaturo; lì si riunivano tutti gli affiliati agli Scissionisti. Preciso che subito dopo la retata loro si spostarono nei pressi di Caianello, allorché io ed Giovanni Esposito ci recammo là dopo l’omicidio di Dello Ioio, accompagnati da Bombolone e Salvatore Cipolletta”.