Camorra, la microspia a casa dei genitori del boss rivela i segreti della Vanella-Grassi

Una microspia nell’abitazione dei genitori di Umberto Accurso, il boss sanguinario accusato anche di aver sparato contro la sede dei carabinieri di Secondigliano. Così sono stati incastrati i componenti la Nuova Vinella, i ras che hanno preso il posto di cugini e parenti arrestati in precedenza, dando continuità a un clan tra i più imprevedibili nella storia della camorra
napoletana. Grazie all’ascolto delle conversazioni i carabinieri e la Dda, come riporta Il Roma,  hanno avuto conferme sui capi subentrati e sulla distribuzione dei ruoli al l’interno del gruppo di malavita. I racconti dei pentiti, soprattutto di Antonio Accurso detto ’o puorco, fratello del ras, hanno poi messo le ali all’inchiesta.

L’11 dicembre 2014 sono state avviate le intercettazioni all’interno dell’abitazione di Gaetano Accurso detto “Panettone” e della moglie, genitori di Umberto Accurso. L’uomo, oggi 60enne, si trovava ai domiciliar, dopo essere stato arrestato a Sinalunga per un’estorsione a un imprenditore. “Con estrema probabilità”, scrive il Gip, “si trattava di soldi per un debito maturato nei confronti di Antonio Accurso, che il padre stava tentando di recuperare. Nel corso delle conversazioni registrate in casa, vengono fuori i nomi di coloro che gestivano la cassa del clan in assenza dei fratelli Accurso: Antonio, da poco arrestato e in procinto di pentirsi, e Umberto, allora latitante e attualmente detenuto. Vengono fuori i nomi di Corrado Orefice e Diego Colurcio. In particolare, Gaetano detto“ Panettone” aveva chiesto che fossero pagati 1.000 euro al suo avvocato, che lo stava difendendo nel procedimento relativo all’estorsione.

Così, il 7 gennaio 2015 Accurso senior tratta l’argomento con Alessandro Frate detto “’o paparajà ” Quest’ultimo lo informa di aver parlato con Diego (Colurcio, ndr) e Corrado (Orefice, ndr), i quali hanno detto di riferire a “Panettone” che non hanno i soldi: “digli che non abbiamo soldi…”. Gaetano sostiene di aver saputo invece da Umberto De Vitale che il figlio aveva dato disposizioni diverse. In sostanza, Colurcio e Orefice, dimostrando così il ruolo acquisito all’interno del gruppo criminale, “rifiutano” di sostenere le spese legali di “Panettone” ritenendo l’episodio non legato direttamente alle attività del clan, ma più che altro frutto di un’iniziativa personale. Gaetano Accurso invece manifesta irritazione per la risposta, sostenendo che, sebbene non organico alla cosca, si era adoperato per favorirne le attività: portando “imbasciate” importanti, facendo servizi o segnalando interventi delle forze di polizia, azioni per le quali si sentiva in diritto di essere “ripagato”.

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