Questa volta ci sono i testimoni e sono ritenuti utili alle indagini. Chi ha ucciso ieri mattina a Soccavo il 21enne Renato Di Giovanni, ex calciatore del Napoli, ha agito con sfrontatezza. davanti alla gente che era nel quartiere e che stazionava davanti alla Chiesa di Santa Maria di Montevergine. Li hanno visti arrivare, sparare e fuggire in sella ad uno scooter. “Erano in due, su uno scooter. Si sono affiancati al ragazzo, proprio davanti alla chiesa. Quello di dietro è stato rapidissimo, sembrava un grillo: è sceso un attimo, ha sparato quattro o cinque colpi, forse sei. Poi è saltato di nuovo sul sellino della moto. Sono scappati imboccando via Montevergine, contromano”, hanno raccontato ai giornalisti e poi ripetuto agli investigatori. La gente del quartiere protesta per la mancanza di controlli e per la presenza non assidua da parte delle forze dell’ordine. L’omcidio di ieri, il primo a Napoli del 2017, riporta alla luce il problema degli scontri tra clan nel quarteiere che sembravano sopiti dopo un periodo cruento della scorsa estate. E invece no: i Sorianiello e i Viglia si stanno di uovo contendendo le piazze di spaccio. Quelle piazze che fruttano migliaia di euro ogni mese e d una delle quali era gestita propria dalla giovane vittima e da un gruppo di suoi amici che erano stati arresttai dalla polizia il mese di ottobre. Renato Di Giovanni dopo la convalida del fermo era stato scarcetato ed aveva l’obbligo di firma in attesa del processo. Processo al aule non arriverà perché qualcuno ieri ha posto fine alla sua giovane vita. A quella che poteva essere la sua brillante carriera da calciatore invece ci aveva pensato lo stesso giovane a fermarla.
Sul suo profilo Facebook, si identificava ancora con il suo passato definendosi “calciatore della SSC Napoli”. E via social network è arrivato il cordoglio dei suoi compagni di squadra, che lo hanno ricordato con grande affetto. Proveniente da una famiglia “difficile”, Renato Di Giovanni era stato allevato da un noto capo ultrà del Napoli, che è estraneo alle indagini. Nel giro di due anni, però – forse in conseguenza del consumo di droghe – il giovane aveva abbandonato il calcio agonistico per lo spaccio di droga, in una piazza riconducibile, secondo gli investigatori, al clan Vigilia, attivo alla periferia occidentale della città . Non era considerato un affiliato, ma non avrebbe potuto spacciare senza il consenso del clan. Da qui sono partite le indagini dei carabinieri, che stanno cercando di ricostruire lo scenario nel quale è maturato l’agguato contro l’ex calciatore. Una delle piste al vaglio è proprio quella di uno “sconfinamento” del giovane, che avrebbe spacciato droga in una zona di Soccavo senza il placet del clan. Il clan Vigilia è contrapposto al clan Sorianiello nell’ambito di una faida nell’area occidentale di Napoli che coinvolge i quartieri limitrofi di Soccavo e Pianura e che da mesi è teatro di agguati e di “stese”.