C’è una pista che potrebbe rivelarsi quella giusta per trovare almeno una spiegazione all’omicidio di Renato Di Giovanni, il 21enne ex calciatore del Napoli Primavera ammazzato venerdì mattina a Soccavo. Una pista che porterebbe ad un’aggressione subìta da una donna di Soccavo, avvenuta il giorno prima in via dell’Epomeo, per una vicenda collegata all’occupazione di un alloggio popolare. Sarebbe stata quella la causa scatenante che avrebbe decretato la sentenza di morte contro il giovane. Lui non c’entrava niente con quell’aggressione, ma essendo Renato legato al clan Vigilia, sarebbe scattata la vendetta: il messaggio da fare arrivare al boss firmato, non dal clan Sorianello come si era pensato in un primo momento per questioni legate alla gestione delle piazze di spaccio, ma bensì dai reduci del clan Grimaldi che abitano ancora nella zona dove è avvenuto l’omicidio. Questo perché Renato Di Giovanni non era un obiettivo scelto a caso: la vittima infatti frequentava Raffaele Vigilia detto “Lello”, figlio di Alfredo ‘ o nir. La preoccupazione degli investigatori è che ci sarà una risposta cruenta da parte del clan Vigilia che non può ricondursi alla “Stesa” avvenuta poche ore dopo l’omicidio e in cui Massimo De Solda è rimasto ferito al rione Traiano. Gli investigatori, come riporta Il Roma, stanno cercando di accertare in queste ore se alcuni voci rimbalzate dal territorio corrispondano a verità, secondo le quali l’ex calciatore degli allievi del Napoli in quel momento non era solo. Qualcuno sarebbe stato visto fuggire mentre era in corso la sparatoria e non è sicuro che si trattasse di un passante.
I carabinieri, coordinati dalla procura antimafia, avrebbero acquisito le indagini di una telecamera privata per avere un’idea quantomeno sulla corporatura dei quattro componenti il commando entrato in azione alle 12 di venerdì in via dell’Epomeo, nei pressi della chiesa Santa Maria di Montevergine. Di sicuro indossavano i caschi, circostanza che farebbe pensare a gente del luogo.