E’ Pasquale Riccio, uno dei collaboratori di giustizia che ha fornito elementi preziosi per ricostruire l’omicidio di Antonio Landieri, il ragazzo disabile ucciso per errore nel corso di un agguato organizzato dal clan Amato-Pagano, gli ‘scissionisti’ di Secondigliano, il 6 novembre di 13 anni fa. Nel verbale del 18 marzo 2015, alla Dda di Napoli, racconta per la prima volta cosa e’ successo in via Labriola. “Per l’omicidio di Antonio Landieri – dice – il gruppo di fuoco parti’ dal rione Monterosa. Ed era composto da Davide Francescone che guidava la macchina, una Punto bianca, Giovanni Esposito, Giovanni Moccia, Gennaro Notturno che fu pure colpito dal fuoco amico. Mentre come appoggio, nei Sette Palazzi, c’erano Giovanni Piana e Giuseppe Carputo. A me fu dato il compito di incendiare la macchina perche’ dentro c’era il sangue di Gennaro Notturno, che per errore era stato ferito a una spalla da Giovanni Moccia”. Il suo e’ un racconto, considerato dai magistrati dell’Antimafia, molto importante, perche’ ha visto partire e arrivare il commando incaricato del raid punitivo. “Io ero presente quando il gruppo di fuoco e’ partito, dal rione Monterosa, per andare ai Sette Palazzi, dove dovevano commettere un agguato ai danni dei fratelli Meola, considerati uomini del clan Di Lauro e all’epoca avevano una piazza di cocaina proprio dove hanno fatto fuoco”, spiega. Riccio si e’ pentito nell’ottobre 2014 e per anni e’ stato al vertice del clan Abbinante, che gestisce gli affari criminali, legati al traffico internazionale di sostanze stupefacenti al lotto T/A di Secondigliano.