Camorra, il parroco del rione Sanità: “La presenza dello Stato sia costante”

Cambiamenti culturali che cominciano e i cui effetti si vedranno nel tempo, a patto di valutarli nella loro complessita’. E poi la “costanza” dello Stato deve essere un binomio inscindibile con la “presenza”. All’indomani dell’arresto dei killer di Genny Cesarano nel rione Sanita’ e della denuncia gli amici del giovane ucciso per errore, che avrebbero mentito a chi ha faticosamente indagato, chi vive profondamente il rione non accetta che si parli di una realta’ cosi’ complessa seguendo schemi troppo semplicistici. E’ don Giuseppe Rinaldi, della parrocchia di Santa Maria della Sanita’ a raccontare come il quartiere accanto alle cronaca nera restituisca anche segnali importanti. “Il cambiamento c’e’, ma va letto bene e su tempi piu’ prolungati – dice – si parla di problemi di ordine culturale, che pero’ richiedono tempi lunghi. E il grande male del Sud e’ la mancanza di costanza nel portare avanti iniziative con determinazione”. Don Giuseppe racconta delle aspettative che vengono riposte nel rapporto instaurato con il ministro per la Coesione Territoriale, Claudio De Vincenti. “Adesso andremo avanti – spiega – e man mano le cose si faranno piu’ concrete. So di un ulteriore appuntamento con il ministro. Il nostro stile di sacerdoti e’ sempre quello del dialogo a oltranza e non della contrapposizione istituzionale, poi se le istituzioni ci deluderanno si procedera’ con forme di proteste”. E tra giovani e adulti che sfilano in motorino per le strade del quartiere, senza casco e senza regole, don Giuseppe racconta di una “percezione dello Stato che c’e’, ma manca la costanza da parte dello Stato nell’opera di intervento”. Prende un esempio: “Per una settimana si sequestrano motorini, poi questa operazione vieve ripetuta dopo un anno, se non due”. E’ un modo per spiegare anche quella “brace che non si spegne” per quegli episodi criminali che si ripetono e che alimentano quel senso di insicurezza vissuto nel rione. Non mancano pero’ i segnali importanti per il sacerdote. “Una cultura della costante e’ cominciata – dice don Giuseppe – attraverso la rete di commercianti, la Fondazione San Gennaro, che portano avanti tanti progetti, tra i quali la celebrazione del cinquantenario dalla morte di Toto'”. Per lui, e’ frutto di una lavoro comune. “I commercianti sono determinati a portare avanti un lavoro di cooperazione segnaliamo anche i fatti positivi, non solo quelli negativi”, conclude.


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