Clan Loreto-Ridosso: niente sconti ai pentiti e interdizione per 5 anni al consigliere comunale stabiese

Clan Loreto Ridosso: le prime condanne ma anche le prime discrepanze nell’impianto accusatorio dell’antimafia salernitano. Alfonso Loreto & C. sono stati assolti dall’accusa di aver fatto parte di un’associazione per delinquere dal 2002 al 2006 e il Gup Emiliana Ascoli non riconosce né ad Alfonso Loreto, né a Romolo Ridosso i benefici per la legge sui pentiti.

Sono questi i due dati che emergono dalla sentenza letta ieri per gli imputati che hanno chiesto di essere giudicati con rito abbreviato. Il giudice ha riformulato l’originario capo di imputazione sostenendo che i principali imputati hanno fatto parte di un gruppo camorristico solo tra il 2007 e il 2008, facendo cadere così l’originaria accusa formulata dall’antimafia salernitana. La pena più pesante quella inflitta a Gennaro Ridosso, figlio di Romolo, ritenuto uno dei capi clan che ha imposto estorsioni e usura, 8 anni e 10 mesi con l’interdizione perpetua e legale per la durata della pena (difeso dall’avvocato Pierluigi Spadafora). A seguire – 7 anni e sei mesi – Alfonso Morello, l’usuraio del clan, difeso dall’avvocato Antonio Boffa. Anche per Morello la pena accessoria dell’interdizione. Mano pesante anche se pena inferiore rispetto alla richiesta dei pm Maurizio Cardea e Giancarlo Russo per Luigi Ridosso, figlio di Salvatore, condannato a sei anni e 10 mesi, difeso dall’avvocato Michele Sarno. Sei gli anni di reclusione, inflitti ad Alfonso Loreto, il pentito che con le sue rivelazioni ha avvalorato molti episodi descritti dall’accusa. Loreto è difeso dall’avvocato Luigi Ferrone. La sua collaborazione intervenuta a indagini chiuse non è stata riconosciuta dal giudice per le udienze preliminari con i benefici di legge. Pena mite per Romolo Ridosso, il presunto capo dell’organizzazione e padre di Gennaro. Quattro anni di reclusione e il mancato riconoscimento dell’articolo 8, della legge sui pentiti. La collaborazione con la giustizia dell’imputato, difeso dall’avvocato Giovanni Conte, è arrivata solo ad ottobre scorso definitivamente dopo una fase di tentennamenti iniziata a giugno scorso dopo il suo arresto. Tre anni di reclusione, con una multa di 800 euro, e l’interdizione per cinque anni dai pubblici uffici per Massimiliano De Iulio – consigliere comunale della civica di centrodestra StabiainStrada a Castellammare di Stabia – e il commerciante stabiese Carmine Di Vuolo. De Iulio, difeso dall’avvocato Antonio Di Martino, rischia la sospensione dal consiglio comunale qualora il prefetto di Napoli recepisca la sentenza del Tribunale di Salerno e applichi la legge Severino. Assoluzione completa, invece, per Giuseppe Morello – fratello di Alfonso -, difeso dall’avvocato Elio D’Aquino. Giuseppe Morello era accusato di due episodi di usura per i quali il giudice per le indagini preliminari ha ritenuto che l’imputato fosse innocente. Giuseppe Morello esce indenne dal processo con questa sentenza di primo grado. Una sentenza che si presta sia all’appello della Procura per il mancato riconoscimento del vincolo associativo negli anni tra il 2002 e il 2006, sia a quello dei difensori degli imputati che impugneranno la sentenza per ottenere ulteriori sconti di pena. (rosaria federico)


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