Era Gennaro Ferreri, 42 anni, pregiudicato legato al clan Licciardi di Secondigliano il capo della banda di spacciatori che negli ultimi due anni aveva momopolizzato il traffico di droga nella bassa Ciociaria al confine con il Casertano terrorizzando i nemici con minacce e attentati. Nella maxi operazione dei carabinieri “La Storia Infinita”, sono finite 19 persone, dodici dei quali in carcere e altri sette ai domiciliari. Secondo i carabinieri della Compagnia di Cassino che hanno condotto le indagini coordinate dal pm Beatrice Siravo, almeno due i gruppi che si sarebbero spariti la principale piazza dello spaccio a Cassino.
La banda di Gennaro Ferreri, uscita vincitrice dalla guerra era talmente organizzata se qualcuno finiva in carcere pagava sia le spese legali che 250 euro a settimana per la famiglia. Inoltre era prevista una tangente per chi spacciava (250 euro mensili); soprattutto se lo spacciatore non si approvviggionava dalla banda.
Le perquisizioni dei carabinieri hanno portato anche al sequestro di un libro mastro dove erano appuntati tutti i conti della banda e da dove si evince pure che uno dei boss Elio Pennaccione riusciva a cordinare tutti anche dal carcere dove era stato rinchiuso per il tentato omicidio.
La banda, grazie alle continue violenze, aveva anche seminato il terrore dei commercianti di piazza Labriola a Cassino proprio davabti al Tribunale, per assicurarsi l’omertà. Tra gli arrestati di oggi c’è pure il giovane responsabile di essere penetrato di notte all’interno del tribunale di Cassino. Con lui i carabinieri dovranno chiarire anche quale era l’obiettivo del blitz.
Una faida sanguinosa
Il primo degli episodi sintomatici dell’attrito nascente tra le due fazioni, risale al 17 ottobre del 2014 allorquando, proprio in piazza Labriola, un componente di uno dei due gruppi veniva aggredito, malmenato ed inseguito dagli avversari armati con una mazza da baseball. In tale circostanza i Carabinieri, prontamente intervenuti, scongiuravano un epilogo drammatico e procedevano al sequestro di un mazza da baseball e di un coltello, nonché alla denuncia a piede libero di due persone.
Le aggressioni del 2015
La situazione degenerava agli inizi del 2015; infatti, il 3 gennaio, sempre in piazza Labriola avveniva una seconda aggressione fisica da parte dei componenti del gruppo, risultato poi essere predominante, nei confronti di alcuni ragazzi che frequentavano la piazza. Le indagini successive accertavano che i motivi di tale aggressione erano da ricondurre a fatti attinenti il monopolio dello spaccio.
Nella giornata del 4 gennaio 2015, sempre nella centralissima piazza Labriola, vi era la risposta del gruppo soccombente con un vero e proprio raid composto da personaggi muniti di armi da fuoco e armi bianche, che si concludeva con una ferita da arma da taglio alla gamba sinistra di un minore e il danneggiamento di alcuni automezzi di proprietà dei componenti del gruppo aggredito. Sul teatro dell’aggressione, tra l’altro, alcuni testimoni riferivano di aver udito colpi di arma da fuoco.
La reazione del gruppo predominate non si faceva attendere; la sera successiva, infatti, nella piazza antistante la stazione ferroviaria di Cassino, da un’auto in corsa, furono esplosi alcuni colpi di pistola all’indirizzo dell’occupante di un altro veicolo fermo all’incrocio. All’arrivo dei militari, sul posto, non si riscontrava la presenza di alcuna autovettura ma si rinvenivano, sull’asfalto, i frammenti di vetri rotti e alcuni bossoli di pistola che venivano sottoposti a sequestro.
Le conversazioni carpite al bar
L’assenza di testimoni e di indizi comprometteva le attività d’indagine non fornendo una chiara lettura di quanto stesse accadendo. La sagacia di un appuntato della radiomobile, tuttavia, determinava la svolta investigativa; il militare, infatti, riusciva a carpire dalle conversazioni di alcuni avventori, all’interno di un bar, dei dettagli fondamentali su quanto accaduto nei pressi della stazione; ciò permetteva, agli investigatori, di acquisire degli elementi sufficienti per restringere il cerchio intorno alla presunta vittima dell’agguato. Le successive attività, consistenti nell’escussione di alcuni testimoni nonché nell’esecuzione di perquisizioni domiciliari sul conto di alcuni pregiudicati di Cassino, consentivano, in primis, di rinvenire, in un garage di un’abitazione di Rocca D’Evandro (CE), di proprietà di una famiglia di Cassino, un’autovettura Ford KA, di colore azzurro, crivellata da sei proiettili da arma da fuoco nella parte del parabrezza anteriore e della fiancata destra, esplosi ad altezza uomo. Quindi, la conseguente perquisizione presso l’abitazione della vittima, permetteva di constatare, sulla vetrata di una veranda, la presenza di 5 fori di proiettili dovuti ad un atto intimidatorio, verificatosi la sera precedente.
Gli elementi raccolti in tale fase dell’indagine, grazie anche alla successiva collaborazione della vittima, consentivano di individuare il responsabile dell’azione di fuoco, ovvero Elio Pennaccione 24 enne di Piedimonte S.G. Il movente di tale atto intimidatorio andava ricercato nella fuoriuscita di un accolito dal gruppo facente capo a Elio Pennaccione; quest’ultimo, infatti, non avendo accettato di buon grado che uno dei suoi uomini di fiducia, D.P.A., di anni 24, si fosse fidanzato con la figlia del capo clan avverso, passando, quindi, tra le fila della compagine guidata da quest’ultimo, aveva voluto lanciare un inequivocabile messaggio a tutti gli altri.
Il 10 Gennaio 2015, i Carabinieri della Compagnia di Cassino, a conclusione di serrate indagini info-investigative, individuavano e procedevano al fermo di polizia giudiziaria, unitamente a personale della Polizia di Stato, poiché gravemente indiziato dei reati di tentato omicidio, danneggiamento aggravato e porto abusivo di arma da fuoco nonché di spari in luogo pubblico, per i fatti di violenza avvenuti il 4 e 5 gennaio scorsi in pieno centro a Cassino.
Venivano intraprese, quindi, articolate indagine da personale del Nucleo operativo, coordinate dal pm Beatrice Siravo, a conclusione delle quali veniva depositata corposa informativa di reato alla Procura della Repubblica del Tribunale di Cassino, con cui veniva delineato l’organigramma dei due gruppi contrapposti; Ferreri/Panaccione da un lato e D’Alterio dall’altro, rivali nella contesa delle piazze di spaccio di Cassino, Piedimonte, Villa Santa Lucia, San Giorgio a Liri, Esperia, Cervaro, San Vittore, S. Elia Fiumerapido.
Scontri sempre più violenti fra i due clan
Gli scontri violenti tra le due fazioni si protraevano sino ai mesi di marzo e aprile 2015. Nella notte tra il 27 e il 28 marzo, infatti, un pusher reo di aver spacciato in piazza Labriola veniva brutalmente malmenato; inoltre, nella notte del 18 aprile, sempre in piazza Labriola, un pusher del clan avversario, a seguito di una violenta aggressione, riportava traumi all’arcata dentale e ad un timpano.
Suocero e genero ai vertici dei vincenti
Le indagini cristallizzavano l’esistenza di un gruppo predominante, ben strutturato e coeso, con a capo suocero e genero Ferreri/Panaccione. Il primo, Gennaro Ferreri, 42enne di Napoli, già appartenente al clan “Licciardi” di Secondigliano, era deputato all’approvvigionamento di grosse partite di stupefacente del tipo hashish e marjuana da riversare sulle piazze cassinati. Personaggio, tra l’altro, già noto ai carabinieri poiché coinvolto nelle indagini “Tre Torri” del 2010 e “Bar dello Sport” del 2011.
Il genero di quest’ultimo, autore dell’attentato della sera del 5 gennaio e sottoposto a fermo il 10 successivo poiché riconosciuto responsabile di tentato omicidio, ed attualmente detenuto, era il referente del suocero su Cassino e posto a capo di una struttura gerarchicamente organizzata, i cui associati avevano dei ruoli ben definiti: dalla distribuzione delle sostanze stupefacenti alla riscossione dei crediti, alle ritorsioni in caso di defezioni o collaborazione con la giustizia. Il sodalizio forniva, altresì, garanzia di copertura delle spese legali e 250 euro a settimana in caso di arresto di un affiliato. Dalle intercettazioni telefoniche emergeva, tra l’altro, che tale gruppo aveva imposto il pagamento di una tangente di 250 euro mensili a tutti coloro che spacciavano sulle piazze cassinati, soprattutto a coloro che si approvvigionavano autonomamente presso altri fornitori.
I suddetti, inoltre, per la sostanza stupefacente del tipo cocaina si rifornivano, spesso, da due soggetti, di cui uno di etnia rom, residenti in Cassino e destinatari, entrambi, delle odierne ordinanze di custodia cautelare. Le ulteriori indagini esperite recentemente evidenziavano come Elio Pennaccione., pur trovandosi ristretto in regime carcerario, continuasse ad impartire ordini ai suoi affiliati, proseguendo nella gestione dell’illecita attività. Nel corso di alcune perquisizioni, oltre al libro mastro sul quale erano appuntate cifre e nomi dei clienti, si rinveniva della documentazione che comprovava come Pennaccione continuasse, dal carcere, a dare indicazioni ai suoi fedelissimi.
La strategia del terrore
Gli stessi, quindi, con la propria condotta violenta, in una chiara strategia del terrore finalizzata, tra l’altro, a garantirsi l’omertà dei commercianti di piazza Labriola, continuavano a dettare legge nel centro cittadino, seminando il terrore negli esercizi pubblici del centro. Emblematico l’episodio del capodanno 2016 quando 6 giovani criminali, alcuni dei quali destinatari dei provvedimenti odierni, senza alcun motivo e probabilmente sotto l’effetto di alcol, si erano resi responsabili di una violenta aggressione fisica ai danni di clienti e proprietari di un noto bar sito in questo centro. Gli stessi, successivamente, furono identificati dai carabinieri e deferiti
all’Autorità giudiziaria.
Il gruppo D’Alterio, soccombente, composto da un numero inferiore di accoliti, a seguito della sconfitta, era costretto a spostare il centro dei propri loschi affari in altra provincia della vicina Campania.
Perquisizioni e sequestri
Nel corso dell’esecuzione delle suddette ordinanze venivano, altresì, tratti in arresto, nella flagranza del reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, Antonio Carlino 22enne di Cassino, in quanto trovato in possesso di 32 grammi di “hashish” e di un bilancino di precisione, nonché Raffaele Terenzio. 27enne di Piedimonte, poiché trovato in possesso di 10 grammi di “hashish”, un bilancino di precisione e 735,00 euro in banconote di vario taglio ritenute provento di
spaccio; Domenico D’Aliesio 34enne di Cassino, in quanto trovato in possesso di 245 grammi di Marijuana e Yuri Terenzio 25enne di Villa Santa Lucia, poiché trovato con 5 grammi circa di hashish, gr. 0,5 di marjuana e un bilancino di precisione.
Inoltre, nel corso dei 9 decreti di perquisizioni domiciliari emessi a carico di altrettanti soggetti indagati per spaccio di sostanze stupefacenti, si procedeva all’arresto di due fratelli di etnia Rom, D.S.N. 20enne e D.S.A. 18enne di Cassino, poiché trovati in possesso di gr. 36,63 di cocaina, nonché, in Conegliano Veneto (TV) i Carabinieri di quel Comando Compagnia, delegati all’esecuzione del decreto di perquisizione, procedevano all’arresto di D.P.A., 24enne di Cassino.
Nell’ambito dell’intera indagine è stato sottoposto a fermo di P.G. un soggetto per tentato omicidio, tratte in arresto 7 persone nella flagranza di reato per spaccio di sostanze stupefacenti; segnalati quali assuntori di sostanze stupefacenti 28 soggetti, effettuate 16 specifiche, sequestrate numerose dosi di vari tipi di sostanze stupefacenti per un totale di circa 400 grammi; sequestrate munizioni, bossoli, coltelli e mazze da baseball.
Il GIP del locale Tribunale, giudice Lo Mastro, quindi, accogliendo quasi totalmente la richiesta del P.M. Beatrice Siravo, che aveva diretto le indagini ed avvallato le risultanze investigative del Comando Carabinieri di Cassino, emetteva la suddetta ordinanza nei confronti di:
La misura cautelare in carcere è stata applicata nei confronti di:
Gennaro Ferreri; Elio Panaccione; Luca Carlino; Antonio Masucci; Antonio Terenzio; Loris Marzella; Andrea Quadrini; Alan Molto Pavone; Antonio Carlino; Domenico D’Aliesio; Riccardo Figliolini; Ferdinando Spada.
Ai domiciliari, invece, sono finiti:
Yuri Terenzio; Raffaele Terenzio; Mario Alberigo; Domenico Panaccione; Simone Frattini; Andrea Ercolino; Omar Manolo Vercelli.
(nella foto Gennaro Ferreri)
