Il papà di Genny Cesarano: “Scuola e lavoro possono cambiare Napoli”

 

Gli amici di Genny omertosi? “Sicuramente avevano paura, c’e’ stato silenzio per mancanza di fiducia, non parlerei proprio di omerta’. Sono ragazzini di 16 e 17 anni che quella sera hanno provato terrore e per questo non hanno voluto esporsi”. A parlare all’agenzia Dire e’ Antonio Cesarano, papa’ di Genny, il ragazzo ucciso lo scorso settembre nel rione Sanita’ di Napoli. Cesarano risponde cosi’ al procuratore, Giovanni Colangelo che, dopo l’arresto di quattro presunti killer del 17enne, ha rivelato che gli amici del giovane neanche durante gli interrogatori “dissero tutta la verita'”. “Non voglio contestare le parole del procuratore – aggiunge Cesarano – e ringraziero’ sempre chi ha reso giustizia a mio figlio facendo uscire fuori tutta la verita’. Ma devo difendere il mio quartiere e non posso accettare che si dica che la camorra e’ ben radicata alla Sanita’. Quando mori’ mio figlio in tanti dissero che aveva rapporti con la camorra e invece si e’ scoperto che non e’ cosi’, quei parassiti vengono da fuori per rovinarci”. Cesarano e’ sicuro che dopo la morte di suo figlio siano “cambiate poche cose sul versante sicurezza ma non su quello culturale. Sono nate tante associazioni e spazi culturali, hanno riaperto il teatro Trianon, abbiamo ricordato Genny con un memorial”. La morte di Genny e il suo esempio “dovranno diventare il simbolo del riscatto di questo rione. Se i cittadini avessero visto installare le telecamere di videosorveglianza appena ‘Un Popolo in Cammino’ le ha chieste forse avrebbero avuto piu’ fiducia nelle istituzioni. Io credo nelle istituzioni e anche nella presenza di militari e forze dell’ordine che fanno un lavoro importante. Ma – sottolinea Antonio – c’e’ bisogno di scuole aperte il pomeriggio, piu’ insegnanti, piu’ lavoro. E invece dall’inizio dell’anno si e’ ripreso a sparare con una ragazzina ferita da un colpo di pistola mentre passeggiava con il padre”.


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