Il pentito Marco Mariano accusa il nipote: “Doveva uccidere il boss di Caivano”

Marco Mariano, colui che si è autodefinito “il vero capo” del clan dei Picuozzi dei Quartieri Spagnoli è considerato un pentito attendibile dali uomini della Dda di Napoli. Le circa 400 pagine di verbali depositati agli atti del processo contro la cosca ne sono la testimonianza. O’ stuort come viniva chiamato negli ambienti della camorra ha raccontato agli investigatori gli ultimi anni della camorra napoletana e continua ad accusare il fratello Ciro e il nipote Raffaele (condannato a otto anni di carcere nel recente processo che si è celebrato con rito abbreviato). Il Roma pubblica i verbali del boss pentito. Ecco lo stralcio in cui accusa il nipote Raffaele, figlio di Ciro. “…si tratta di una persona poi ho saputo dopo essere diventato un
collaboratore di giustizia, non ne ricordo il cognome, ma si chiama Carlo ed è una persona di statura alta. Con questo Carlo io mi incontravo spesso insieme a Massimo Gallo e con lui or-
ganizzammo l’omicidio di Antonio Ciccarelli. Fui io ad incaricare, proprio il giorno prima dell’uccisione di Vincenzino Masiello, quest’ultimo e mio nipote Raffaele Mariano di eseguire l’omicidio di Antonio Ciccarelli. Omicidio che non fu eseguito perché i due non riuscivano a trovare il momento giusto. Il giorno dopo, come sapete, Vincenzo Masiello venne ucciso da Genny Ricci e dal suo gruppo. Aggiungo inoltre che io avevo le chiavi dell’appartamento vicino all’appartamento dove questo Carlo venne arrestato…Come riferito in precedenza, negli ultimi anni dopo la mia fuoriuscita dal carcere nel 2009, io ho avuto ottimi rapporti con Massimo Gallo che ho conosciuto nella casa di lavoro di Sulmona. Con Massimo Gallo abbiamo fatto affari soprattutto nel traffico di stupefacenti e come vi ho detto abbiamo avuto anche rapporti di tipo malavitosi. Massimo Gallo è un appassionato di armi e girava sempre con una pistola. Anche se Massimo Gallo non può essere definito un vero e proprio affiliato al clan Mariano, devo dire però che nell’ultimo periodo è stata la persona di cui mi fidavo di più e che mi ha dato la sua massima disponibilità. Come forse già è a vostra conoscenza, Massimo Gallo aveva la disponibilità di numerose armi che riusciva a nascondere bene attraverso na- scondigli elettronici che erano stati creati da due tecnici di fiducia nella zona di Caivano. Ricordo che quando Massimo Gallo fu arrestato, poco prima di Natale del 2014, io mi occupai di nascondere un borsone di armi con 13 pezzi tra cui una mitragliatrice e delle pistole, incaricando il marito di mia nipote di trasportare a bordo di una Fiat 600 di Maurizio Overa, che veniva mantenuta a Brusciano, tutte le armi e di accompagnarmi a Pianura presso la sede di una cooperativa di taxi gestita da un mio amico e di occultarle all’insaputa del responsabile in un deposito abbandonato che si trova nei pressi di questa sede. Quando Massimo Gallo viene rimesso in libertà andammo insieme a prelevare questi armi a Pianura, che lui riportò a Caivano. Anzi preciso che, in realtà, prima fu scarcerato Ciro Gallo, fratello di Massimo, e su sua richiesta gli restituii 3 armi in quanto in quel momento loro avevo una guerra in atto con i Ciccarelli. Successivamente, il resto delle armi furono consegnate al fratello Massimo”.

Anche Maurizio Overa ex braccio detsro di Marco Mariano che si è pentito prima del suo capo ha parlato agli inquirenti del rapporto con i Gallo di Caivano: “…I rapporti tra  Marco Mariano e Ciro Gallo nacquero da un’amicizia, tant’è che Marco fece da padrino al figlio di Massimo Gallo. I nostri rapporti con loro riguardavano da un lato i rapporti del traffico di cocaina e dall’altro un’alleanza criminale in base alla quale noi li dovevamo aiutare nella guerra contro i loro avversari e in particolare contro Antonio “’a munnezz”, capozona del parco Verde di Caivano. Ricordo che circa un anno prima del nostro arresto, i fratelli Gallo furono tratti in arresto e noi mandammo a prelevare le armi a Caivano da Antonio che era il marito della sorella della moglie di Umberto Frattini. Questo Antonio, di cui non ricordo il cognome ma che saprei riconoscere in foto, è anche lui di Brusciano e fu messo assieme ai fratelli Gallo per aiutarli a vendere cocaina e per ordine di Marco Mariano. Le armi erano nascoste in una Fiat 600 che fu portata da Antonio a Pianura presso l’officina del nostro affiliato Ciro Romano, anche lui indagato con me e figlio di una mia defunta cugina a nome Lucia D’Agostino. Sicuramente, i soldi di cui si parla nelle intercettazioni ambientali a casa di Marco Mariano a Brusciano che riguardano i fratelli Gallo, dovrebbero riferirsi alla partita di droga che noi gli avevamo venduto. Ma quella non era l’unica fornitura che avevamo fatto ai fratelli Gallo in quanto in passato gli avevamo fornito altri quantitativi di hashish e cocaina che acquistavamo da Raffaele Bastone e Luigi Montò che furono ritrovati uccisi e carbonizzati a Secondigliano. L’alleanza con i fratelli Gallo, per le attività illecite della droga è durata fino a settembre del 2015, cioè quanto siamo stati arrestati. Le armi furono poi restituite a Ciro Gallo che fu scarcerato dal Riesame”.

 


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