“In risposta alle precisazioni del procuratore capo di Napoli, Giovanni Colangelo, che ha sostenuto con fermezza la regolarità delle indagini di camorra a carico dell’ avvocato Alfredo Romeo, che non sarebbero quindi finalizzate a giustificare le tecniche investigative che sono proprie di tale reato, per legittimare indagini di tipo diverso”, il collegio difensivo dell’avvocato Romeo precisa – in una nota – “le ragioni del proprio convincimento”. A firmarla gli avvocati Francesco Carotenuto, Alfredo Sorge e Giovanni Battista Vignola. “L’affermazione della difesa – affermano i legali – scaturisce dalla constatazione che, negli atti a sua conoscenza, non emerge alcun fatto storico che possa fare – sia pure in astratto – pensare a una collusione con il crimine organizzato”. “Infatti – aggiungono – A) non risulta e non è identificato alcuna forma di protezione di cui sarebbe stata beneficiaria la Romeo Gestioni. B) non emerge d’altra parte in alcun modo quali possano essere stati i vantaggi per i clan camorristici, tenuto conto che il personale è lo stesso di quello precedente. Né sono segnalati favoritismi nei confronti di chicchessia. C) in più la perplessità della difesa emerge anche dalla circostanza che la Romeo Gestioni per ben otto volte si è rivolta alle Autorità amministrative e giudiziarie – ivi compresi gli uffici della procura di Napoli – proprio con riferimento alle critiche condizioni ambientali del Cardarelli, inviando fin dal primo giorno di attività perfino gli elenchi nominativi di tutte le maestranze. Esposti e denunce a cui – sottolineano – non è mai stato dato alcun seguito”. “Di qui le nostre perplessità in ordine alle illegittime modalità e durata e invasività delle indagini a carico del nostro assistito – affermano – e di chi, del tutto estraneo agli ambienti del Cardarelli, con lui veniva in contatto. Indagini, ricordiamo, durate oltre due anni e mezzo, superando di gran lunga ogni termine previsto per le indagini sulla pubblica amministrazione”. “Indagini dunque – conclude la nota – che hanno permesso oggettivamente l’apertura di filoni investigativi su territori di competenza di altre Procure”.