“Questo s… Gli dovrebbe accadere qualcosa di male”, l’auspicio e la minaccia è firmata Luigi Papale, boss dei cosidetti “Catanesi” di Ercolano ed è rivolto all’attuale procuratore capèo aggiunto del Tribunale di Torre Annunziata, Pierpaolo Filippelli per anni alla Dda di Napoli. E’ stato proprio grazie alle inchieste di Filippelli che la sanguinaria camorra ercolanese è stata messa in ginocchio negli ultimi cinque anni con centinaia di arresti di boss e gregari dei due clan in lotta, ovvero gli Ascione-Papale e i Birra-Iacomino, ma anche secoli di carcere inflitti a tutti grazie anche al pentimento di alcuni personaggi eccellenti. La frase intercettata nel carcere di Palermo è sussurrata dal boss alla moglie Gelsomina Sepe condannata nel febbario scorso in primo grado a 12 anni di carcere per associazione a delinquere di stampo mafioso, mentre la figlia Antonietta (detenuta ai domiciliari) a nove anni di carcere. Papale parla del magistrato in modo dispregiativo chiamandolo “Filippetto” e poi ripete alla moglie con rabbia e con livore “Come fai a dare un mandato di cattura a mio figlio ”. Pietro Papale, figlio di Luigi fu arrestato nell aprile del 2011 e nel settembre scorso è stato condannato a 20 anni di carcere per l’omicidio del cutoliano Giuseppe Serra, detto Peppe ‘o svizzero, avvenuto avvenuto il 6 giugno 2007 in viale Campania a Torre del Greco. La famiglia Papale e l’interno clan è stata decimata degli arresti e per questo che il boss stragista Pietro, che per vendicare l’omicidio del fratello Antonio voleva uccidere i parenti dei Birra mentre andavano al colloquio davanti al carcere di Poggioreale, augura “qualcosa di male” al pm Filippelli. Papale non è nuovo a minacce del genere. Negli anni scorsi, come è emerso da numerose inchieste aveva messo nella sua black list anche esponenti delle forze dell’ordine e imprenditori ercolanesi che aveva denunciato il pizzo. Ad uno di essi lo voleva far “camminare su una sedia a rotelle” .