E’ pronta a dare battaglia, come del resto sta facendo da quel maledetto Capadonno del 2008,Carmela Sermino, la vedova di Giuseppe Veropalumbo, l’operaio ucciso da un proiettile vagante sparato in strada da ignoti nel rione Carceri di Torre Annunziata per festeggiare il Capodanno 2008, che da tempo chiede giustizia. Il Tribunale di Napoli, giudice del lavoro Manuela Fontana ha infatti rigettato la sua richiesta di inserimento del marito tra le vittime della camorra dal Ministreo dell’Interno. così da ottenere un risarcimento danni e i benefici economici, riconosciuti dalle leggi 302/90 e 407/98 a sostegno dei familiari delle vittime della criminalità organizzata. Ma il giudice ha commesso anche una gaffe nello scrivere la sentenza che ha mandato su tutte le furire la vedova Veropalumbo che con un post su facebook, come riporta Il Mattino, commenta: “In nome del popolo italiano, una signora, che di mestiere fa il giudice al tribunale, pronuncia una sentenza che rispetto.Anche quando, come in questo caso, mi dà torto. Ma non accetto che la sciatteria di questa signora non manifesti rispetto per la morte di mio marito, per la mia storia, il mio impegno, la mia dignità . Il mio cognome è Sermino e un giudice non può permettersi il lusso di storpiarlo in Sequino”. La cosa nautuarlmente non finisce qui e gli avvocati della vedova, sostenuta nella sua battaglia anche dalla fondazione Pol.i.s di Napoli (presidente Paolo Siani, fratello di Giancarlo), oltre alla correzione dell’errore materiale chiederanno, in Appello, la riforma della sentenza nel merito. “Ieri si è aperto l’anno giudiziario. In nome del popolo – ha proseguito la vedova nel post – si dovrebbe almeno essere attenti al nome e al cognome delle persone. Lo si dovrebbe essere di più quando quei nomi e quei cognomi sono portatori di sofferenze ingiuste. Ho letto la sentenza e a questo giudice, che a mio avviso ha sbagliato anche nel merito, non sono bastati più di tre anni per scrivere correttamente almeno il tuo cognome”.