Il boss come un manager superpagato. Un ‘impiego’ redditizio che puo’ valere fino a 10.000 euro al mese. E’ la busta paga del capomafia Salvatore Cappello, condannato in via definitiva all’ergastolo e detenuto a Napoli, ma pur sempre il capo indiscusso. Emerge dalle intercettazioni dell’operazione “Penelope” che ha smantellato la cosca catanese Cappello-Bonaccorsi. E’ una questione di “gerarchia”. Lo spiega uno degli organizzatori della cosca, Giuseppe Balsamo: il clan di divide ogni mese 350.000-400.000 euro, “che poi bene non lo sappiamo neppure noi. Ogni mese 500-1000 euro vanno dati a ciascuno in base alla gerarchia”, perche’ “c’e’ una scala gerarchica. Per esempio abbiamo Turi Cappello, hai presente… Ogni mese sono 10.000 euro che gli mandiamo… perche’ c’e’ sua moglie che deve fare il colloquio e ci va con l’aereo…”. E cose cosi’. Conti non facili da fare. Cosi’ come gli affari, le estorsioni, i contatti con la gente. L’imprenditore arrestato Giuseppe Guglielmino, si sfoga in un’altra conversazione captata: Tanti lavori non li ho presi per mancanza di liquidita'”, e invece, “si danno soldi alle mani sbagliate… milioni persi…”. E, poi, vai a vedere, “per raccogliere 10, 20.000 euro devono insultare a quelli… discussioni, chiacchiere recuperi, per fare che? Hai duemila discussioni e se ti fai conti, che cosa hai raccolto alla fine?”. Cosi’ sentenzia: “Io i Casalesi li invidio per questo motivo, perche’ hanno duemila azioni. Che ti serve un paio di scarpe? Hanno un negozio. Che ti serve? Qualsiasi cosa ti serve loro la hanno, lavorano…”. Le indagini hanno fatto emergere anche il ruolo operativo e decisionale rivestito da Maria Rosaria Campagna, storica compagna di Salvatore Cappello, 57 anni, capo dell’omonimo clan, detenuto al 41 bis. La donna domiciliata a Napoli, viene indicata come l’anello di congiunzione tra il boss ed i vertici operativi a Catania, dove si recava frequentemente. Proprio con riferimento a Salvatore Cappello il gip ha condiviso la prospettazione accusatoria ed ha ritenuto pertanto provato che l’indagato, nonostante il suo stato detentivo, in regime di 41 bis, abbia continuato a ricoprire il ruolo di capo indiscusso dell’omonima cosca mafiosa, dando direttive ai sodali anche per il tramite della Campagna. Non e’ stato tuttavia adottato alcun provvedimento cautelare a suo carico in quanto il boss Cappello e’ detenuto in espiazione di condanne definitive all’ergastolo.
GLI ARRESTATI
Trenta persone sono state raggiunte da misure cautelari, emesse dal gip del Tribunale etneo su richiesta della locale Procura Distrettuale. Un trentunesimo indagato viene ricercato. I provvedimenti sono stati notificati a:
Calogero Giuseppe Balsamo, 57 anni
Massimiliano Balsamo, 42 anni
Salvatore Balsamo, 32 anni
Giovanni Bruno, 59 anni
Sebastiano “u picciriddu” Calogero, 32 anni
Andrea Cambria, 54 anni, già detenuto ad Agrigento
Maria Rosaria Campagna, 48 anni
Giovanni “u milanisi” Catanzaro, 52 anni
Carmelo Di Mauro, 31 anni
Orazio Di Mauro, 35 anni
Carmelo Gianninò, 54 anni
Domenico “u ciociu” Greco, 42 anni
Giuseppe Guglielmino, 43 anni, già ai domiciliari
Carmelo “mela fungia” Licandro, 46 anni
Giuseppe Salvatore “Salvuccio u ciuciaru” Lombardo, 50 anni, sorvegliato speciale
Mario Lupica, 51 anni
Emanuele Giuseppe Nigro, 35 anni
Giuseppe “Pippo ca lente” Palazzolo, 51 anni
Giuseppe Piro, 26 anni
Giovanni Matteo “peri i iaddina” Privitera, 50 anni
Antonio Fabio Rapisarda, 30 anni, già rinchiuso a Piazza Lanza
Giuseppe “Pippo pilu russu” Ravaneschi, 48 anni
Claudio Calogero Rindone, 36 anni
Salvatore Massimiliano “Massimo u carruzzeri” Salvo, 35 anni
Antonio Scalia, 30 anni
Santo “facci i palemmu” Strano, 51 anni, già detenuto nel carcere di Voghera (Pavia)
Tommaso “racci” Tropea, 53 anni
Mario Ventimiglia, 31 anni
Luigi Sebastiano Vinci, 42 anni
Nunzia Zampaglione, 40 anni
Tutti sono ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, con l’aggravante dell’associazione armata, ma anche di associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione, esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza alle persone e intestazione fittizia di beni.


