Inchiesta stellette & mazzette: arrivano le prime condanne per gli ufficiali dell’esercito accusati di aver intascato soldi il cambio di appalti. Il Giudice per le udienze preliminari, Alessandra Grammatica, del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, ha condannato cinque imputati – tre ufficiali e un amministrativo dell’Esercito e un imprenditore – che hanno scelto di essere giudicati con rito abbreviato a complessivi 27 anni di reclusione. Pene più pesanti rispetto alle richieste del pm Caputo. Sei anni sono stati inflitti a colonnello Eugenio Cannarile e al tenente colonnello Gaetano Mautone di San Marzano sul Sarno, paese del quale era stato anche candidato sindaco. Cinque anni per l’altro tenente colonnello, Raffaele De Bisogno e 4 anni e 9 mesi per l’addetto amministrativo Aniello Palomba. Cinque anni e 4 mesi di reclusione, invece, per l’imprenditore Franco Caprio che si era aggiudicato gli appalti corrompendo i vertici dell’esercito. Il giudice ha interdetto dai pubblici uffici in modo perpetuo tutti i condannati, tranne Palumbo interdetto per cinque anni. Altri due imputati coinvolti nella doppia inchiesta, il tenente colonnello Antonio Crisileo e la dipendente amministrativa Cinzia Giunta, moglie di De Bisogno, hanno scelto di essere giudicati con rito ordinario. Secondo l’accusa, un intero ufficio dell’Esercito, il X Reparto Infrastrutture di Napoli, deputato all’affidamento di appalti per i lavori nelle caserme, sarebbe stato trasformato in un «comitato d’affari» in grado di turbare gare e procedure a beneficio di un solo imprenditore, e in cui vigeva «un sistema corruttivo» che riguardava tutti i responsabili, dagli alti ufficiali agli addetti civili. I reati contestati, a vario titolo, agli indagati sono la corruzione e la turbativa d’asta. Caprio, finito in carcere con Mautone e Crisileo, avrebbe pagato tangenti di 35mila e 9mila euro per l’affidamento, avvenuto nel 2014, di tre lavori alle caserme «Oreste Salomone» di Capua e «Rispoli» di Maddaloni. Era spuntata poi un’altra gara per il deposito di munizioni di Carditello, affidato in cambio di una tangente di 20mila euro. A corroborare le accuse erano arrivate, dopo l’arresto, le dichiarazioni dello stesso Caprio, già coinvolto nell’inchiesta Medea sul comune di Caserta.