“Mi avevano detto che alla Maddalena era subentrato un nuovo clan”, il racconto del senegalese vittima dei Mazzarella

Saranno interrogati questa mattina i pistoleri del clan Mazzarella protagonisti della sparatoria al mercato della Maddalena la mattina del 4 gennaio. Gennaro Cozzolino 39 anni, di Valerio Lambiase 28 anni (fratello di Gianmarco assassinato il primo marzo del 2015 a Ponticelli),  in carcere e Luciano Rippa 33 anni e il 25enne Gennaro Vicedomine ai domiciliari. Attendono la convalida del fermo da parte del gip. Nell’ inchiesta sono coinvolti anche un 17enne in cella, e un latitante. Il commando che doveva dare “una lezione ai neri” è stato incastrato dalle denunce delle parti offese, dai filmanti e dalle parziali ammissioni rese dai due “naviganti” Rippa e Vicedomine. Ma è stato decisivo il racconto di Mouhma­dou, compiraÌ€ 36 anni a febbraio, viene da Pikine, Senegal. Era lui la vittima designata del raid, ed è quello che ha avuto il coraggio di presentarsi in Questura e raccontare violenze e minacce estorsive.”Tre giorni prima della sparatoria – ha rac­contato Mouhmadou – si era presentato da me un giovane con cappuccio e volto tra­visato. Mi aveva chiesto di pagare 20 eu­ro a settimana per poter stare nella piaz­za e vendere liberamente. Mi sono rifiuta­to di pagare, cosiÌ€ come ho fatto nelle pre­cedenti settimane, quando sempre una sola persona con il volto coperto da sciarpa e cappuccio si eÌ€ presentata da me per costringermi a pagare la medesima som­ma di denaro. Al­tri miei connazionali mi avevano antici­pato che, proprio in corrispondenza dell’i­nizio della mia attivitaÌ€, il 5 dicembre 2016, nel mercatino della Maddalena gi­rava voce che era subentrato un nuovo gruppo a cui versare il denaro…” Poi si arriva alla mattina del 4 gennaio il cittadino senegalese viene aggredito da quattro persone che, dopo essere arrivate a piedi, alle sue spalle, cominciano a colpirlo “con bastoni di ferro e di legno”. Lui tenta di reagire, poi scappa verso piazza Mancini. E dice: “Durante la fuga ho sentito dei colpi d’arma da fuoco. So­lo qualche ora piuÌ€ tardi, ho saputo del ferimento dei tre connazio­nali e della bambina…”. Ora a lui e un altro immigrato vittima del racket è stato accordato il permesso di soggiorno per motivi di giustizia. Erano irregolari, grazie alla forza della denuncia, hanno conquistato uno status di regolari, in attesa di un procedimento destinato ad approdare in Tribunale contro gli estorsori. Protezione assicurata anche per il senegalese vittima designata del raid che, quella mattina del quattro gennaio scorso riuscì a scappare, sotto i colpi di una vera e propria spedizione punitiva.


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