Tre immobili, del valore di svariate centinaia di migliaia di euro, sono stati dissequestrati ad Antonio Pastore accusato di intestazione fittizia di beni. Secondo l’accusa le donazioni fatte ai figli erano state architettate per evitare misure di prevenzione. Tutto ha avuto origine venti anni fa quando il Tribunale di Napoli dispose il sequestro di due esercizi commerciali in via D’Antona al Vomero e un appartamento in via Pietro Castellino, all’Arenella. In primo grado ci fu la condanna. In secondo grado arrivò la prescrizione, così come sostenuto dall’avvocato Gianpaolo Galloro ma il sequestro fu mantenuto. La Cassazione annullò mentre la Corte d’appello riconfermò la decisione. Allora, caparbiamente, credendo nella sua tesi giuridica, la difesa presentò un nuovo ricorso per Cassazione ottenendo un nuovo annullamento. Ora la svolta. La Corte d’Appello ha annullato anche il sequestro e tutto i beni sono ritornati nuovamente a Pastore.