Napoli, denunciati per false informazioni al pm gli amici di Genny Cesarano. I NOMI E LE LORO DEPOSIZIONI

Sono stati denunciati per false informazioni al pubblico ministero tre giovani che si trovavano in compagnia del 17 enne Genny Cesarano all’alba del 6 settembre 2015 in piazza San Vincenzo, nel Rione Sanità di Napoli. Si tratta di tre giovani di 26, 24, 21. Si tratta di Antonio Mazzarelli, figlio di Vincenzo il polziotto in pensione che ha cercato di depistare le indagini e ammonendo i ragazzi di non parlare con nessuno e soprattutto facendoli mentire sulla presenza quella sera in piazza Sanità di Raffaele Bacio Terracino detto Tartarella. Mazzarelli e i suoi amici sono stati incastrati da una cimice piazza ata dagli investigatori sotto la sua Toyota Yaris. I colloqui fatti con gli amici nei giorni successivi all’omicidio di Genny Cesarano confermano quanto avessero mentito volutamente davanti al pm. Gli altri due sono Dario Mattei e Giuseppe Ferraiuolo.

Ecco cosa hanno dichiarato ai magistrati.
Antonio Mazzarelli: “Non ho precedenti penali. Non svolgo alcuna stabile attività lavorativa. Convivo con i miei genitori all’indirizzo predetto…In ordine a quanto accaduto la mattina del giorno 6/9/2015, vi dico che quella sera da solo ed a bordo del mio ciclomotore marca Honda modello SH cc 300, non ricordo la targa, sono giunto in piazza S. Vincenzo alla Sanità, dopo che avevo cercato di mangiare un panino al pub “Pocho”, ma poiché la struttura stava chiudendo non ho potuto mangiare. Di fronte erano fermi in piazza, nei pressi della basilica di S. Vincenzo, i miei amici Gennaro, Dario e Giuseppe. Vedendoli, ho ritenuto opportuno fermarmi un pò da loro. Dopo circa cinque minuti , mentre ero fermo seduto sul mio scooter, ho notato provenire dal ponte di S. Vincenzo, due scooter, con a bordo delle persone, i quali vedendoci hanno iniziato ad aprire il fuoco nei nostri confronti. A ciò tutti i miei amici sono scappati, nel vicoletto adiacente la basilica, mentre io paralizzato dalla paura, mi sono chinato e ho cercato riparo dietro allo sterzo. Ho udito esplodere una miriade di colpi e soltanto dopo una decina di secondi, ho avuto il coraggio di mettere in moto il mio motorino e fuggire nello stesso vicoletto in cui i miei amici erano scappati. Ricordo perfettamente che mentre scappavo i killer continuavano a spararmi alle spalle. Sono sopravissuto solo per miracolo…ricordo che uno dei primi colpi sparati ha colpito il mio ciclomotore…dopo che sono fuggito, sono andato a Materdei, nei pressi della metropolitana, dove ho incontrato alcuni amici miei e gli ho spiegato quanto mi era accaduto…ho appreso della morte di Genny Cesarano da un mio amico soltanto dopo una mezz’ora dal fatto tramite face book. Non ricordo con precisione il nome dell’amico…non sono in grado di fornirvi i modelli ed i colori degli scooter, in quanto i fari degli stessi rendevano la visuale scarsa…non sono in grado di dirvi con precisione il numero degli occupanti degli scooter…scappando via subito, non ho notato la direzione i fuga dei killer…quando sono iniziati gli spari, ho visto tutti i miei amici scappare. Non ho visto Genny cadere ferito…dopo questa esperienza terribile, non sono più sceso di casa. Ho parlato di questa vicenda con i mie genitori..Non ho più rivisto gli amici di quella sera, fino ad oggi incontrati in questi Uffici…conoscevo bene Gennaro Cesarano, in quanto del mio stesso quartiere…in piazza quella notte eravamo i soli. In strada non vi era nessun altro…Con assoluta certezza posso dirvi che il “commando armato” ha aperto il fuoco nei nostri confronti, senza un obbiettivo in particolare.”.

Dario Mattei: Non ho precedenti penali. Lavoro con mio padre in una fabbrica di scarpe. Convivo con i miei genitori all’indirizzo predetto…In ordine a quanto accaduto la mattina del giorno 6/9/2015, vi dico che quella mattina, verso le ore 4:30/5:00, ero fermo con Gennaro e Giuseppe, nei pressi di una panchina sita in piazza S. Vincenzo alla Sanità, scambiando quattro chiacchiere. Dopo qualche minuto è giunto a bordo del suo ciclomotore Antonio. Anche lui si è fermato con noi. Dopo qualche istante ho udito i rombi dei motori di alcuni scooter di grossa cilindrata, provenire dal ponte di S. Vincenzo. Voltatomi verso la strada, ho notato una luce a led molto accecante di un scooter marca Yamaha modello T-Max e subito dopo altri tre o quattro ciclomotori che lo seguivano. Tutti si sono fermati al centro della piazza, altezza fermata autobus, e gli occupanti in numero non inferiore a 8/9, senza scendere dagli scooter, hanno iniziato a sparare all’impazzata. In un primo momento verso il pub “El Pocho” e poi successivamente verso di noi. Io sono subito scappato in direzione del vicolo adiacente la basilica, non facendo caso agli altri miei amici. Mi sono fermato solamente quando sono giunto a casa mia. Sono rimasto a casa e sono sceso dopo diversi minuti. Ho appreso da alcuni amici che Genny era stato ferito e per questo sono andato in ospedale. Li ho saputo che lo stesso era deceduto per le ferite riportate… ho udito esplodere senza alcuna interruzione, moltissimi colpi d’arma da fuoco…non sono in grado di fornirvi i modelli degli altri scooter. Ricordo che il primo era sicuramente un T-Max… i ciclomotori erano tutti di colore nero. Anche gli occupanti erano vestiti di nero ed indossavano caschi neri con visiera scurascappando via subito, non ho notato la direzione di fuga dei killer…Non ho più rivisto gli amici di quella sera, fino ad oggi incontrati in questi Uffici…conoscevo bene Genny Cesarano, come anche suo padre Antonio. Con lui sono andato anche fuori Napoli a vendere le bandane ed altro…in piazza quella notte eravamo i soli. In strada non vi era nessun altro… Successivamente ho analizzato che i killer hanno aperto il fuoco nei nostri confronti. Non credo che volevano uccidere qualcuno in particolare”.

Giuseppe Ferraiuolo:Ho precedenti penali per rapina. Non svolgo alcuna stabile attività lavorativa. Convivo con i miei genitori all’indirizzo predetto…In ordine a quanto accaduto la mattina del giorno 6/9/2015, vi dico che, verso le ore 4:45/5:00 circa mi trovavo fermo a piedi in piazza S. Vincenzo, nei pressi della basilica omonima, in compagnia di Gennaro, Antonio e Dario. Ricordo che Antonio era seduto sul suo ciclomotore, mentre noi altri eravamo a piedi. Mentre scambiavamo quattro chiacchiere, da via Sanità, provenienti dal ponte omonimo, sono giunti a tutta velocità alcuni scooter, non ricordo il numero esatto, di colore scuro con a bordo alcune persone. Il tempo di osservarli e vedevo che gli stessi iniziavano a sparare all’impazzata. Non ricordo con precisione il numero degli spari, ma ne sono stati tantissimi. Subito sono scappato nel vicoletto adiacente alla piazza e mi sono rifugiato in un basso di una signora che conosco solo di vista. Sono restato all’interno di quell’abitazione, fino a quando non ho sentito le sirene della Polizia giungere. Sono ritornato in piazza S. Vincenzo alla Sanità e li ho appreso, da alcuni astanti, che un ragazzo era stato sparato. Poi ho saputo che si trattava di Gennaro Cesarano e che lo stesso era deceduto…non sono in grado di dirvi con precisione quanti motorini erano, né tanto meno il numero degli occupanti. Vi dico solo che gli scooter, forse in numero di due o tre, erano di colore scuro, così come gli abiti indossati dagli occupanti...quando sono iniziati gli spari e sono scappato, non ho notato se gli altri miei amici hanno fatto la stessa cosa… dopo questa esperienza sono sceso di casa solo per restare qualche minuto giù al mio palazzo. Non ho più incontrato gli amici di quella sera…non ho parlato con nessuno di questa vicenda e non sarei in grado di darvi informazioni utili al riguardo… scappando via subito, non ho notato la direzione i fuga degli scooter…conoscevo bene Gennaro Cesarano come pure la sua famiglia… in piazza quel giorno come gruppo, eravamo presenti solamente noi. Non vi era nessun altro in strada… Riflettendo su quanto accaduto, ho avuto l’impressione che i killer facessero fuoco proprio contro di noi”.


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