Napoli, il nipote del boss Cimmino faceva valere il suo cognome al Vomero

Negli ambienti della criminalita’ di quartiere pesava piu’ il suo cognome che il suo spessore di malavitoso. Nipote di Luigi, boss dell’omonimo storico clan del Vomero, Francesco Cimmino prima dell’arresto di oggi da parte dei carabinieri aveva un’accusa di tentata rapina aggravata e detenzione illegale di arma, a cui si va ad aggiungere quella di tentata estorsione, lesioni e resistenza a pubblico ufficiale. Reati contestati anche all’altro pregiudicato, il trentacinquenne Stefano Basile, che era con lui al momento della cattura, anch’egli con un precedente di tentata rapina al titolare di un ristorante del Vomero, datata febbraio 2015. Il clan Cimmino e’ un gruppo criminale storico di Napoli che, per alcuni decenni, ha conteso gli affari illeciti, in particolare le estorsioni, ad un’altra radicata cosca nel quartiere e di quello vicino dell’Arenella, retta da Giovanni Alfano. Il gruppo dei Cimmino ha subito negli ultimi mesi diversi duri colpi che, di fatto, ne hanno decapitato il vertice. Prima la cattura del capoclan Luigi, 56 anni, a Chioggia il 5 marzo 2016, dove si era rifugiato dopo essere stato colpito da un provvedimento restrittivo per associazione mafiosa ed estorsione, e quella contemporanea di Pasquale Palma, 35 anni, resosi latitante un paio di mesi prima ed arrestato a Napoli, in un’abitazione di via Matteo Renato Imbriani. Le redini della cosca erano state poi prese in mano da un fedelissimo del boss Cimmino, Gennaro Formigli, 71 anni, appena uscito di galera, dopo avervi trascorso 27 anni. L’anziano reggente e’ finito in manette il 25 ottobre dello scorso anno, per un’estorsione tentata ai danni del gestore di un parcheggio per auto.


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