Napoli, spaccio al Pallonetto, un cliente alla bimba che confezionava droga: “Se arrestano a mammina ti mettono in collegio”

La presenza di una bambina di otto anni, coinvolta nella attività di confezionamento della droga per conto del clan Elia di Napoli, viene evidenziata anche nel corso di un’intercettazione ambientale in casa della madre, registrata la sera 12 settembre del 2015. In casa, oltre alla bambina, c’è anche la sorellastra che all’epoca dei fatti aveva 15 anni, e altre due persone, un uomo e una donna. Quella sera, nella casa, si avvicendano diversi acquirenti e la mamma della bimba si lamenta del fatto di essere stata costretta a liberarsi delle dosi a causa dei controlli dei carabinieri. I clienti si susseguono e le persone presenti in casa confezionano altra cocaina da vendere, complessivamente 26 dosi. La sorellastra della bimba: “mamma mi devi dare cinquanta euro…” La mamma: “non ho lavorato proprio, sono venute le guardie e l’ho buttato un’altra volta…” La sorellastra della bimba: “ma che vuoi, quale guardie?” La mamma: “I carabinieri” La sorellastra della bimba: “E che volevano, che volevano?” In una frase della conversazione, la bimba di 8 anni si lamenta: “…se arrestano a mammina io prendo il terno…”. Una acquirente, presente quando la bimba pronuncia queste parole, la ammonisce: “…quando arrestano a mammina..”, dice, “…a te ti mettono dentro a un collegio”.

Sono le figlie di Giulia Elia, rampolla del capoclan Michele, le protagoniste di questo insolito sfruttamento del lavoro minorile. Sono nate da padri diversi e tra loro c’e’ una certa differenza di eta’ ma anche complicita’ e affetto, come emerge dalle intercettazioni ambientali che documentano anche come siano coinvolte appieno negli ‘affari’ della madre, cioe’ il confezionamento e lo spaccio di droga. La piu’ grande, M.D.M., che quest’anno e’ diventata maggiorenne, addirittura custodisce il bilancino di precisione di cui si serve Giulia Elia, per tenerlo lontano dalle perquisizioni delle forze dell’ordine che arrivano periodicamente. E’ quanto emerge da una conversazione del 9 settembre 2015, e poi ancora da una delle di tre giorni dopo. Tutte e due le conversazioni si svolgono nell’abitazione di via Supportico d’Astuti di Giulia Elia. Nella seconda, la donna, parlando con la suocera, racconta di come non abbia potuto lavorare perche’ “sono venute le guardie” e ha dovuto buttare tutto lo stupefacente. “Che volevano?”, domanda la figlia piu’ grande; “ci stava A.?” chiede ancora, riferendosi alla sorellina di 8 anni. E questa prende la parola e dice scherzando: “pensa che si se si portano mamma io prendo il terno”. Il 7 ottobre 2015 e’ la piccola a chiedere a uno zio se gli piace “questo mestiere”, quello cioe’ di confezionare le dosi. La sorella, curiosa, le domanda se a scuola le hanno mai chiesto del mestiere della madre. “No”, risponde la piccola; “e di tuo padre?”; “come no… la scorsa volta e io gli ho detto che fa le macchinine”; “bene – dice la sorella piu’ grande – se ti chiedono anche di mamma di’ che fa la casalinga”. “Che cosa fa la casalinga?”, domanda la ragazzina.

 


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