Omicidio Faucitano, la verità di Loreto conferma la tesi dell’antimafia: l’alleanza tra i boschesi e gli scafatesi

Omicidio Faucitano: la verità di Alfonso Loreto sul delitto del 25 aprile di due anni fa è scritta nei verbali. Una verità che avvalora una tesi già percorsa dall’antimafia in questi due anni di indagine e che ha portato alla scoperta dei ricettatori della moto utilizzata per l’agguato di piazza Falcone e Borsellino. Il movente la droga. O meglio una partita di stupefacente non pagata da Faucitano. Il pretesto è quello e dietro l’omicidio un accordo trasversale per lo spaccio di stupefacenti tra un gruppo di Scafati e la mala boschese, in particolare il clan Aquino-Annunziata. Alfonso Loreto, nelle sue dichiarazioni di maggio scorso all’antimafia di Salerno offre la sua personale conoscenza di quell’episodio, appreso da chi sapeva bene cosa accadeva in quella piazza. Gli omissis sono d’obbligo, ma chi conosce sa che l’uomo che ha spiegato a Loreto cosa c’è dietro il delitto di Armando Faucitano – l’uomo agli arresti domiciliari che continuava a spacciare – potrebbe essere Dariuccio Spinelli. Il pregiudicato arrestato per estorsione e ritenuto contiguo al clan Loreto-Ridosso.
“A Scafati noi eravamo egemoni, ma di altri settori- come lo spaccio della droga- se ne occu­pavano i boschesi”. Loreto nelle sue rivelazioni ha tracciato una mappa di quello che ha accaduto nella storia recente della criminalità scafatese. “Un affiliato del mio gruppo mi ha detto che qualche giorno prima dell’agguato mortale a Faucita­no nei pressi di un bar di Scafati ci sarebbe stato un litigio per della droga non pagata. Mi pare che mi disse dell’erba…”. Poi passa alle sue conoscenze sull’identità dei killer: “A Scafati c’e­ra uno che si atteggiava di aver premuto il grilletto perché c’era un’altra persona che non ha avuto il coraggio di uccidere. E chi mi ha detto questo conosce bene i fatti, in quella piazzetta era ed è di casa”.
Le conferme di Loreto sui presunti responsabili sono legate al gioco delle alleanze. Un gioco che Alfonso Loreto conosce naturalmente. Il gruppo dei boschesi hanno dei loro referenti a Scafati e quei referenti, secondo l’antimafia, sono amici storici come gli Alfano. Ed è qui che il pentito, figlio di Pasquale Loreto, comincia a fare le sue supposizioni in base a quanto appreso dai suoi uomini. Nessuno del gruppo ha visto chi ha sparato. Loro sono estranei a quell’omicidio e la morte di Armando Faucitano non ha intaccato nessun equilibrio. Un regolamento interno per una storia di droga non pagata, nel sottobosco dello spaccio di stupefacenti. Ed a commettere quel delitto furono in due, con un uomo che portò a ‘dama’ la vittima.

 

(nella foto il luogo dell’omicidio e nel riquadro la vittima Armando Faucitano)

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