Scafati. “Io voglio essere trattato come un detenuto normale, non voglio essere figlio di un collaboratore, e mi astengo dalle dichiarazioni che ha fatto papà” a parlare è Salvatore Ridosso, 30 anni, figlio di Romolo Ridosso capo dell’omonimo clan che ha deciso di collaborare con la giustizia. Salvatore Ridosso, arrestato a dicembre scorso, per associazione per delinquere e estorsione insieme a componenti della cosca scafatese e a esponenti del clan Cesarano di Pompei-Castellammare ha rinunciato a qualsiasi protezione. Il padre Romolo lo aveva inserito nella lista dei familiari da proteggere, ma lui in carcere vuole essere libero e nell’interrogatorio di garanzia fatto il 19 dicembre scorso, alla presenza del Gip Pietro Indinnimeo, del sostituto procuratore Giancarlo Russo e del suo difensore Pierluigi Spadafora rivendica il suo diritto di detenuto normale. Rinnega il padre e la sua decisione di collaborare con la giustizia e chiede un confronto con i suoi accusatori. “Adesso mi stanno trattando peggio di un cane – dice – sto chiuso dentro una camera, nessuno mi saluta, nessuno mi parla, ho il bocchettone chiuso, sono da solo. Io ho delle dichiarazioni da fare. Fatemi delle domande e io vi rispondo. La prima cosa non sono un camorrista”. E poi a proposito del programma di protezione per il quale è stato proposto: “Io l’ho sempre detto tramite la compagna di mio padre: non voglio tenere nessun programma di protezione. Me ne vado io a libera scelta. Non voglio programmi”. Salvatore Ridosso, con precedenti penali, e già coinvolto in altri procedimenti giudiziari insieme ai componenti della sua famiglia e ad Alfonso Loreto, pentito anch’egli, fino al momento del suo arresto faceva il commesso presso un noto negozio di abbigliamento di Scafati: “io più che dire di pantaloni e di camicie non posso dire. Ho tre bambini e una c’ha 9 mesi”.
Nel corso del lungo interrogatorio, però, Salvatore Ridosso rivela anche particolari sui suoi accusatori e sulle vicende per le quali è accusato che lo portano a chiedere un faccia a faccia con loro. Le estorsioni al Bingo di Scafati e a quello di Pompei, le imprese di pulizia della cosca, un giro di usura, l’amicizia con alcuni esponenti del clan Cesarano e l’omicidio dello zio Salvatore Ridosso: tutti argomenti per i quali Salvatore Ridosso dà le sue spiegazioni e fornisce particolari inediti.
Rosaria Federico