Si scava, con cautela e tenacia, ma finora nessun segno di vita e’ salito in superficie. Anche se resta fermo a tre al momento il numero ufficiale di vittime in seguito alla slavina che si e’ abbattuta mercoledi’ pomeriggio sull’hotel Rigopiano, in territorio di Farindola, alle pendici del Gran Sasso d’Italia. E resta incerto, ovvero non ufficializzato, il numero di dispersi tra dipendenti e clienti, numero che pero’ sarebbe purtroppo tra i 25 e i 30. E’ stata una slavina devastante, che ha pressoche’ sepolto gran parte della struttura, facendosi anche strada all’interno dei vari ambienti che la costituivano, e poi spazzato via quello che trovava sulla sua strada, cosi’ come aveva gia’ fatto con un fronte ampio di alberi che era a monte dell’albergo. Anzi, quell’ammasso di tronchi e’ stato il di piu’ che ha portato distruzione e lutti perche’ l’onda d’urto e’ stata ancor piu’ forte. Un evento-killer innescato probabilmente dalle 4 scosse sismiche di magnitudo tra 5,1 e 5,4 della mattina di mercoledi’ con epicentro l’area dell’Aquilano ma fortemente avvertite in questo versante della regione abruzzese dove il rischio valanghe era gia’ classificato 4 (su una scala di 5) a causa dei grandi apporti di neve per diversi giorni di seguito. Una slavina che ha inoltre provocato una sorta di ‘traslazione’ dell’edificio, vale a dire lo ha spostato di una decina di metri in avanti, e non e’ escluso che alcuni dei dispersi siano stati travolti e trascinati fuori dal perimetro dell’edificio. Non a caso le ricerche dei vigili del fuoco con le squadre specializzate in questo tipo di attivita’ ed anche quelle condotte dai componenti del Soccorso alpino e speleologico riguardano anche la zona estera all’hotel, cioe’ il fronte in pendenza della valanga nevosa.
Le salme recuperate sono tre, portate all’ospedale di Pescara per l’identificazione e gli accertamenti medico-legali di rito. E’ stata subito avviata un’inchiesta per disastro colposo da parte della procura di Pescara: si vuole accertare anche l’attendibilita’ di testimonianze secondo cui era partita la richiesta di soccorso e di poter evacuare la zona e pero’ era rimasta inevasa o comunque non subito tradotta in aizoni concrete. Una quarta vittima era data nella notte per localizzata ma non facile da recuperare. E poi, come detto, ci sono i numerosi dispersi, le persone che mancano all’appello. Le operazioni sono coordinate dalla centrale di protezione civile allestita nel palazzetto dello sport di Penne, una sorta di quartier generale dove intorno alle 7 e’ prevista una riunione tecnica per fare il punto sull’attivita’. Sono oltre i 200, tra vigili del fuoco, soccorso alpino, Guardia di finanza, carabinieri e Polizia di Stato, le persone impegnate nelle ricerche. L’attivazione di torri faro ha consentito di cercare anche nelle ore notturne appena trascorse. Si opera con squadre di 30 per volta che si alternano in un lavoro sul posto molto delicato e condotto con estrema attenzione, scavando anche a mano tra la neve ammassata, per evitare ulteriori crolli di parti dell’hotel gia’ collassate e di mettere a rischio gli stessi soccorritori o – la speranza e’ sempre presente fino a prova contraria – sopravvissuti rimasti intrappolati. Una speranza sempre piu’ flebile, viene detto da chi ha esperienza di queste situazioni critiche. Il trascorrere delle ore, le condizioni climatiche estreme (con il rischio assideramento molto forte), il silenzio da sotto le macerie e da sotto la neve, il girare a vuoto dei cani da ricerca, senza cogliere i segnali specifici attesi, rendono infatti sempre piu’ sottile quel filo che lega ancora alla vita.