Sparatoria alla Maddalena: un quarto uomo è scampato al raid. C’è un video sull’agguato

Ci sarebbe un quarto senegalese coinvolto nella sparatoria della vigilia dell’Epifiania al mercato della Maddalena e che sarebbe stato il vero obiettivo del commando di sicari. Di lui si sono perse le tracce da alcuni giorni. Probabilmente ha deciso di cambiare aria. Ma l’inchiesta sulla sparatoria che ha portato al ferimento di tre connazionali e a una innocente bambina di 10 anni potrebbe registrare una prima importante svolta. La squadra mobile di Napoli ha infatti acquisito un filmato di 26 secondi girato con un telefonino nell’immediatezza del raid e pubblicato ieri in esclusiva dal Corriere.it. Come riportato dal quotidiano uno dei te­stimoni oculari, dopo essersi rifugiato dietro un’auto al mo­mento della sparatoria, ha pre­so dalla tasca il cellulare ed ha immortalato la scena prima dell’arrivo delle forze dell’ordine e dei soccorsi, quando il sicario e i suoi quattro complici erano appena saliti sugli scoo­ter facendo perdere le tracce. Si vede allora l’immigrato con la schiena poggiata alla serranda di un negozio chiuso. Ha il volto teso e sofferente. Un cappello blu, un giubbotto pesante e le mani sporche di pol­ vere bianca. Le ha poggiate a terra quando si è accasciato dal dolore. La gamba destra ha una vistosa ferita alla tibia dal­la quale scorre sangue. Qualcuno però ha la prontezza di stringergli attorno alla coscia una cinghia. Un suo amico gli alza la gamba, vuole evitare un’emorragia, altri gli tamponano il sangue e lascia­no i fazzoletti a terra. Sono momenti concitati perché i soccorsi tardano ad arrivare, c’è chi urla e chi sca­glia un pugno in una serranda per la rabbia. La registrazione si interrompe così. Il 32enne è stato poi soccorso da un’am­bulanza, portato al Loreto Ma­ re dove è stato operato per l’estrazione del proiettile. Ha una frattura che guarirà in 40 giorni. Il video in questione può essere molto utile alle indagini e capire qualcosa in più rispetto al raid e ai partecipanti (dovrebbero essere in cinque su tre scooter), la via di fuga e cosa è accaduto visto che non ci sono telecamere in quella zona. Si vuole individuare i presenti oltre ai tre feriti per capire dalle loro testimonianze come sono andate esattamente le cose. E’ chiaro agli investigatori che il gruppo di senegalesi venditori della merce contraffatta per conto del clan Mazzarella e in particolare per la famiglia Cardarelli, come hanno raccontato in recenti inchieste i pentiti Maurizio Ferraiuolo e Salvatore Russomagno, si è ribellato all’aumento di richiesta di pizzo sul business del posto vendita al mercato. Il Corriere del Mezzogiorno ha pubblicato un’intervista a uno dei venditori di colore che ha spiegato: “…La camorra ci ucci­de ma solo alla Duchesca e alla Maddalena. Funziona così: più vendiamo e più paghiamo. Nelle ultime settimane lì ci hanno chiesto 100 euro ogni sei giorni. Perché restiamo a vendere in quella zona? Perché con loro siamo sempre in de­bito: metà della merce che vendiamo la paghiamo, l’altra metà è a credito e restituiamo i soldi giorno dopo giorno ma non tutti ce la fanno. Ci tengo­no così sotto ricatto…L’altra mattina sono arrivati quelli che sembrano i boss ed han­no cercato il pizzo. Volevano i soldi che non hanno avuto ad inizio mese perché non è giu­sto che quel poco che guada­gniamo lo dobbiamo regalare ma non hanno sentito ragioni. Uno di loro ha estratto una pi­stola ed ha fatto fuoco come un pazzo…ci verranno a cercare e se potran­no ci picchieranno e uccide­ranno…non ne possiamo più”.

 


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