Terrorismo: il tunisino arrestato aveva cercato di fare proseliti anche nel carcere di Secondigliano e in quello di Salerno

Si chiama Hmidi Saber ed è un Tunisino di 34 anni, già detenuto a Rebibbia, il destinatario del provvedimento di custodia cautelare con l’accusa di terrorismo e proselitismo notificato questa mattina nel carcere romano. L’uomo, in Italia dal 2011, sposato con una donna italiana convertita all’Islam con cui ha avuto una bambina, era stato arrestato nel 2014 con l’accusa di tentato omicidio, ricettazione, porto abusivo di arma da fuoco, lesioni, violenza e resistenza a pubblico ufficiale. Il 9 novembre 2014, Saber era stato fermato da una volante per un controllo mentre si trovava alla guida della sua auto, assieme a un’altra persona, a un posto di blocco a Morena, nei pressi di Roma. Durante il controllo, però, il Tunisino aveva tirato fuori una pistola e l’aveva puntata contro i poliziotti senza però riuscire a sparare. Dopo una colluttazione con i poliziotti, Saber riuscì a scappare ma venne arrestato il giorno dopo dagli agenti. L’uomo, secondo gli inquirenti, farebbe parte di ‘Ansar al-Sharia’, un gruppo terroristico jihadista attivo in Tunisia dal 2011 ora affiliata all’Isis e avrebbe manifestato la volontà di andare a combattere la Jihad. La ”radicalizzazione religiosa” del Tunisino è avvenuta durante la sua prima detenzione, nel carcere di Velletri, nel 2011. Da quel momento, Saber è stato trasferito da un carcere all’altro proprio per motivi di sicurezza e soprattutto a causa del suo comportamento pericoloso e della sua capacità di fare attività di proselitismo e di reclutamento tra i detenuti musulmani trovando adepti da inviare in Siria, Iraq e Libia.

Già dal febbraio 2015 Saber era a capo di un gruppo di preghiera fra i detenuti ma il suo atteggiamento divenne particolarmente violento da giugno 2015, quando nel carcere di Civitavecchia organizzò una vera e propria spedizione punitiva, con bastoni e sgabelli, contro un detenuto che si era lamentato per le preghiere notturne che il gruppo imponeva all’interno del penitenziario. Venne quindi trasferito nel carcere di Frosinone, ma anche qui, il mese successivo, aggredì insieme con alcuni compagni un detenuto italiano che aveva contestato i continui discorsi inneggianti all’Islam. L’italiano, in quell’occasione, venne circondato da diversi detenuti di fede musulmana e poi malmenato con calci, pugni e con oggetti contundenti che gli hanno procurato tagli profondi al collo e alla schiena. La radicalizzazione di Saber, entrato in contatto direttamente con un leader di ‘Ansar Al Sharia’, Zarrouk Kamal, morto a Raqqa, in Siria, era motivo di preoccupazione per il padre, come appurato dagli investigatori grazie alle intercettazioni telefoniche. Lo scorso maggio il Tunisino venne trasferito ancora una volta in un altro carcere, a Secondigliano, Napoli. Anche qui però, appena arrivato, il 34enne ha subito creato problemi, aggredendo violentemente un detenuto nigeriano di fede cristiana. Ancora un trasferimento, nel carcere di Salerno, e anche qui Saber ha creato problemi, arrivando tra l’altro a minacciare gli agenti di tagliare loro la testa. Lo scorso settembre, poi, dopo essere stato trasferito nel penitenziario di Viterbo, il Tunisino appiccò un incendio nella sua cella e aggredì gli agenti che erano intervenuti per mettere in salvo i detenuti del reparto.


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