TORRE ANNUNZIATA. Omicidio di Natale Scarpa, al processo è altro colpo di scena. A fornire nuovi spunti sulla dinamica dell’agguato – avvenuto il 14 agosto 2006 nel piazzale antistante lo stadio Giraud di Torre Annunziata – è stato questa volta il pentito di camorra del clan Gionta, Vincenzo Saurro, alias sciabolone.
Il collaboratore di giustizia, ieri in aula dinanzi ai giudici, si è spesso contraddetto rispetto alla versione fornita fino ad oggi. Soprattutto sul ruolo rivestito da Giuseppe Coppola, unico condannato all’ergastolo per l’agguato, e la moto che avrebbe utilizzato.
Alla sbarra, difeso dall’avvocato Giovanni Tortora, oggi c’è il solo Luigi Maresca, accusato da alcuni pentiti di aver preso parte alla spedizione punitiva contro il 70enne Natale Scarpa, padre dell’ex luogotenente dei Cavalieri, Vincenzo “caramella”.
Le dichiarazioni su Coppola sono state chiare: “Non si è mai mosso da Palazzo Fienga” ha detto ieri Saurro, dopo aver sostenuto durante gli interrogatori che proprio l’ergastolano avrebbe riferito a Pasquale Gionta della presenza della vittima nei pressi dello stadio. Pasquale ‘o chiatto, fratello del boss poeta Aldo, in Appello fu assolto dalle accuse di essere il mandante del delitto.
Sulla moto, invece, il pentito dei Gionta ha riferito di averla “recuperata circa due ore prima dell’agguato per portarla a Palazzo Fienga, in attesa della ‘battuta'”.
La versione fornita in precedenza agli inquirenti era invece differente e lo vedeva in sella alla moto, solo dopo aver saputo il da farsi. I pm dell’Antimafia di Napoli, nella prossima udienza del processo, ascolteranno altri collaboratori di giustizia dello stesso clan Gionta per cercare finalmente di far luce su uno degli agguati maggiormente oscuri nella storia della camorra oplontina dell’ultimo decennio.
Monica Barba