Torre del Greco, la pentita Ecuba: “Misero una bomba sotto casa, volevano uccidere i miei tre figli”

Torre del Greco. Attentato con ordigno all’esterno di un’abitazione  in via San Giuseppe alle Paludi: l’obiettivo era Gerardo Caruso “bora-bora”, pusher ed estorsore ritenuto vicino al clan Falanga. A processo, le rivelazioni di sua moglie, Maria Immacolata Ecuba, oggi collaboratrice di giustizia. Così come “bora-bora”.
“Con quella bomba avrebbero potuto uccidere tre bambini – ha raccontato la donna, collegata in videoconferenza da un sito protetto, ai giudici del Tribunale di Torre Annunziata – . Tremarono i muri e le finestre. Solo per caso, i miei bambini non si trovarono vicino alla porta”.
Per quell’episodio, avvenuto in zona porto una mattina del gennaio 2012, alla sbarra oggi c’è Michele Barone, di 25 anni, ex baby-killer degli Ascione-Papale di Ercolano. Barone è accusato di danneggiamento e di esplosione di materiale esplodente. Reati aggravati dal metodo mafioso.
“Poco prima dell’esplosione – ha continuato la super-testimone, rispondendo alle domande del pm Antimafia, Maria Di Mauro – io e mio marito eravamo per strada, tornavamo dalla spesa e vedemmo Barone in giro con uno scooter. Poi, io l’ho visto di spalle mentre fuggiva attraverso l’appartamento di Pasquale Magliulo. Fu lui a dare l’ordine”. Pasquale alias ‘o ciuccio era considerato il capozona, e secondo la Dda di Napoli gestiva in zona porto anche il giro delle estorsioni.
Dopo il racconto di sua moglie, lo stesso Caruso ha ricostruito ai giudici il presunto movente dell’attentato: «Barone voleva darmi una lezione. Io l’avevo affrontato, mi avevano venduto una dose di ‘coca’ che era spazzatura e protestai per la fregatura. Volevo i soldi indietro. Lui la prese come un affronto, voleva uccidermi. Magliulo fu il mandante del raid.  Senza il suo permesso –  ha concluso ‘bora-bora’ –  non avrebbero mai potuto farlo”.

Monica Barba
 

 

(nella foto michele barone)

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