Assemblea Pd, Renzi lascia e la minoranza in serata si arrende: “Mediazione caduta nel nulla”

E’ scontro aperto la scissione non è stata proprio scontata per tutto il giorno. Poi in serata la resa. Il Pd è lacerato e le dimissioni di Matteo Renzi, dopo un discorso giudicato troppo duro dalla minoranza non ha aiutato a capire se esiste ancora un tentativo di mediazione. Per qualcuno la strada è segnata, per altri no. “Aspettiamo la replica, ma Renzi ha alzato un muro”, dice Pier Luigi Bersani. La minoranza, fa sapere l’ex segretario, prenderà le sue decisioni dopo la replica del segretario. “È stato alzato un muro – conferma Enrico Rossi ancora più deciso – sia nel metodo che nella forma. Per noi la strada è un’altra. Sono maturi i tempi per formare una nuova area”. Di diverso avviso sembra, invece, Michele Emiliano: “E’ a portata di mano” ritrovare l’unità: “Siamo a un passo dalla soluzione. Un piccolo passo indietro consente a una comunità di farne cento avanti. Io sto provando a fare un passo indietro, ditemi voi quale, che consenta di uscire con l’orgoglio di appartenere a questo partito. Senza mortificare nessuno”. “Stasera non posso che dire al segretario che ho fiducia in lui”, aggiunge, chiedendogli un’ultima mediazione sulla conferenza programmatica. Ma in serata, con una dichiarazione congiunta, Emiliano, Rossi e Speranza rompono gli indugi: ‘Anche oggi nei nostri interventi in assemblea – scrivono – c’è stato un ennesimo generoso tentativo unitario. È purtroppo caduto nel nulla. Abbiamo atteso invano un’assunzione delle questioni politiche che erano state poste, non solo da noi, ma anche in altri interventi di esponenti della maggioranza del partito. La replica finale non è neanche stata fatta. È ormai chiaro che è Renzi ad aver scelto la strada della scissione assumendosi così una responsabilità gravissima”.

Dalla maggioranza, d’altra parte, si dava per scontata la scelta della sinistra di uscire. “La scelta è già stata fatta – allarga le braccia Lorenzo Guerini – Peccato”.

“Fermiamoci e ripartiamo, la scissione non ha senso”. Era stato il messaggio di Matteo Renzi in mattinata che non aveva però risparmiato attacchi. “Scissione è una brutta parola, ma peggiore c’è solo ricatto. Non è accettabile che si blocchi un partito sulla base di un diktat di una minoranza”. Nel suo discorso il segretario del Pd ha sottolineato che il partito sta facendo “un regalo” a Beppe Grillo discutendo “solo di se stesso”. Ha ribadito la volontà di andare a congresso, ma anche il sostegno al governo Gentiloni. Dopo aver ascoltato il discorso di Renzi e degli esponenti di maggioranza, per la minoranza ha parlato solo Guglielmo Epifani ma la minoranza è rimasta in sala ad ascoltare gli interventi. Poi nel pomeriggio e in serata è arrivata la replica di Rossi, Bersani e Emiliano
“Noi ci aspettavamo un proposta, il segretario ha tirato dritto, io credo che sia un errore perché un grande partito deve avere a cuore il superare le difficoltà ed è il segno della democraticità del processo. Se viene meno è chiaro che in molti si apre una riflessione che porterà ad una scelta. Non è un ricatto ma per stare in un partito ci vuole rispetto reciproco” ha detto stamattina Guglielmo Epifani parlando dal palco dell’assemblea per i tre sfidanti al congresso.
Appello a rimanere insieme anche da parte di Veltroni: “Da molto tempo – ha evidenziato Walter Veltroni – non partecipo alle riunioni degli organismi del partito, le mie scelte di vita mi hanno spinto a decidere così, era e sarà giusto così ma prendo pochi minuti per dire quanto mi sembra sbagliato quanto sta accadendo e per rivolgere un appello a tutti perché non si separi la loro strada da quella di tutti noi. Lo faccio non usando l’argomento tradizionale dell’invito all’unità ma dicendo ai compagni e agli amici che delle loro idee, del loro punto di vista il Pd ha bisogno”.


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