L’ombra lunga della prescrizione piomba sulle partite “aggiustate” dal clan Contini. Una grana, quella appena esplosa nel processo che vede alla sbarra la rete di riciclaggio della cosca del- l’Arenaccia, che rischia adesso di dissolvere la Calciopoli napoleta-na in una bolla di sapone. A innescare il nefasto conto alla rovescia la mancata contestazione, da parte
della Procura, dell’aggravante dell’agevolazione all’associazione mafiosa. Rimasta così in piedi la semplice frode sportiva e decorsi sette anni e mezzo dal reato contestato, l’imprenditore Salvatore Righi e l’ex capitano della Roma, “il principe” Giuseppe Giannini, per un breve periodo anche calciatore del Napoli nella nefasta stagione con quattro allenatori in panchina (Mutti, Mazzone, Galeone e Montefusco) che segnò la prima storica retrocessione in serie B del Napoli dell’era Ferlaino, potrebbero presto ritrovarsi scagionati da ogni accusa.
Una vicenda complessa, ricordata oggi dal quotidiano Il Roma, e che riguarda l’epilogo del campionato di Lega Pro 2008-2009. In campo si affrontano Gallipoli (allenato da Giannini) e Real Marcianise: una gara tutt’altro che “pre-vacanziera”. I salentini, infatti, incassando i tre punti guadagnerebbero il salto di categoria, vale a dire l’agognata promozione in Serie B, sorpassando il Benevento all’ultima giornata che poi perse i play off contro il Crotone. Ne viene fuori un match tiratissimo, a tratti rocambolesco, finisce 3-2: è fatta. I giallorossi festeggiano, ma la Procura antimafia accende i rilettori sull’incontro. Nel fascicolo dell’inchiesta “Aracne” che il 22 gennaio 2014 porta in carcere 90 persone, azzerando di fatto il motore economico della cosca capeggiata da Edoardo Contini e Patrizio Bosti, finisce così anche quella partita. Il capo di imputazione delineato dagli inquirenti è impietoso: Salvatore e Ivano Righi, Tommaso Cristiano, Giuseppe Giannini, Luigi Dimitri, Michele Murolo e Massimo Russo devono rispondere di concorso in frode sportiva aggravata dall’agevolazione al clan. Secondo la Dda, infatti, i Righi, Giannini e Dimitri, questi ultimi due all’epoca rispettivamente allenatore e direttore sportivo del Gallipoli Calcio, tramite l’intermediazione di Cristiano si sarebbero accordati – come si legge nel provvedimento cautelare – “per consegnare, come poi effettivamente avvenuto, 50mila euro ai giocatori del Real Marcianise, tra cui Murolo, Russo e altri non identificati, affinché si adoperassero per il raggiungimento di un risultato favorevole alla squadra salentina” Una combine aggravata tra l’altro dall’obiettivo finale di “agevolare il clan Contini, che impiegava i propri proventi in scommesse legali e illegali legate agli esiti dei risultati sportivi”. Per l’accusa la strada sembra a questo punto spianata. E invece no.
Se è vero infatti che nell’avviso di conclusione delle indagini il pubblico ministero titolare dell’inchiesta contesta l’aggravante dell’articolo 7 della legge Falcone, nella successiva formulazione delle richiesta di rinvio a giudizio decide di non fare altrettanto. Un mezzo passo indietro, maturato all’esito degli interrogatori e delle memorie difensive depositate all’indomani della raffica di fermi eseguiti nel gennaio 2014, che rischia però di rivelarsi fatale nell’ottica di cristallizzare in dibattimento la Calciopoli napoletana. Per il reato contestato ai sette indagati, dopo la derubricazione in frode sportiva semplice, scatta infatti la tagliola della pre- scrizione: ad oggi risulta così decorso il tempo massimo di sette anni e mezzo. Le difese tentano quindi lo sprint finale e chiedono alla Prima sezione penale presieduta dal giudice Marco Occhiofino di pronunciare sentenza, dichiarando estinto il reato. Il pubblico ministero della Dda Ida Teresi prova però a questo punto a calare un ultimo disperato asso, rimettendosi al Tribunale e decidendo di contestare in seconda battuta l’aggravante dell’agevolazione al clan attraverso l’istituto della modifica del c po di imputazione. Solo così il termine di prescrizione slitterà nu vamente in avanti nel tempo. La partita potrebbe ancora riaprirsi in “zona Cesarini”.