Camorra, caccia a quelli che hanno aiutato il latitante Sarnelli “Occhi celesti”. IL VIDEO

La polizia sta cercando di capire chi ha aiutato la latitanza in questo mese di Antonio Sarnelli oltre alla coppia di coniugi che lo ospitavano e che sono stati denunciati.Antonio Sarnelli, 32 anni, soprannominato ‘Occhi celesti’, ultimo ricercato per il ferimento a colpi d’arma da fuoco di tre senegalesi e di una bambina di 10 anni – che si trovava col padre nella zona del raid, al Mercato della Ducescha – lo scorso 4 gennaio, è stato arrestato dalla Polizia a Napoli. Il 14 gennaio erano state bloccate quattro persone, una delle quali ritenuta autore materiale della sparatoria. Sarnelli è stato individuato nella notte dai poliziotti della Squadra Mobile di Napoli, con l’ausilio del personale del servizio Polizia Scientifica di Roma, in via Nuova Pizzofalcone, nella zona del Pallonetto di Santa Lucia. Ritenuto contiguo al clan Mazzarella, è destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dall’autorità giudiziaria di Napoli, su richiesta della Dda. Per lui, l’ipotesi di reato è lesioni personali aggravate, estorsione, tentata estorsione, porto e detenzione illegale di armi da fuoco. Il raid fu deciso per ‘punire’ gli ambulanti senegalesi che si rifiutavano di pagare il pizzo al clan.

Antonio Sarnelli alla vista dei poliziotti che lo hanno localizzato ha provato a fuggire lanciandosi dal terzo piano dell’abitazione in cui si era nascosto. E’ stato raggiunto in strada da altri poliziotti che avevano circondato l’edificio. Denunciati per il reato di favoreggiamento un uomo ed una donna conviventi, di 24 e 20 anni, nella cui abitazione il latitante si era rifugiato. A Sarnelli viene contestata l’aggravante del metodo mafioso perché le sue condotte vengono legate alla realizzazione degli scopi criminali ed all’agevolazione dell’organizzazione camorristica dei Mazzarella. Sarnelli, ritenuto dalla Polizia personaggio di spicco dell’ organizzazione criminale che fa capo alla più nota famiglia Mazzarella, da tempo operativa nel centro storico della città, il 14 gennaio scorso era sfuggito all’esecuzione del fermo di indiziato di delitto emesso dai Pubblici Ministeri della Direzione distrettuale antimafia di Napoli a carico delle persone coinvolte nel fatto verificatosi a Piazza Mancini, all’angolo con via Giovanni Scherillo, a Napoli il 4 gennaio scorso. Sulla scorta delle indagini svolte dalla Squadra Mobile, dieci giorni dopo il fatto furono rintracciati e sottoposti al provvedimento restrittivo emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia Gennaro Cozzolino, 39 anni, e Valerio Lambiase, 28 anni, considerati contigui al clan camorristico Mazzarella. Cozzolino è ritenuto colui che materialmente ha esploso i colpi d’arma da fuoco che hanno ferito i cittadini senegalesi e la bambina. Lambiase nel corso dell’aggressione era armato di una mazza da baseball. E’ il fratello di Giammarco Lambiase, ucciso l’1 marzo del 2015 a seguito di un regolamento di conti tra clan camorristici contrapposti. Fermati il 14 gennaio anche Luciano Rippa 33 anni e Gennaro Vicedomine 25 anni, venditori ambulanti nel mercato della Maddalena/Duchesca, estranei al clan Mazzarella. “Costoro, cosiddetti ‘naviganti’, ed all’occorrenza venditori ambulanti, all’interno del mercato – secondo quanto riferisce la Questura di Napoli – svolgevano un’attività itinerante finalizzata ad individuare gli acquirenti della merce stoccata dai commercianti all’interno di magazzini della zona. Avevano partecipato alla spedizione punitiva, Rippa armato di una mazza di ferro, perché convinti dagli esponenti del clan Mazzarella che gli stranieri, praticando prezzo più bassi, alteravano il mercato riducendo gli introiti dei venditori ambulanti italiani”. Ricostruite dettagliatamente le motivazioni, le fasi dell’ aggressione e del ferimento dei tre venditori ambulanti stranieri, una vera e propria spedizione punitiva, organizzata da appartenenti al clan camorristico Mazzarella, di cui Sarnelli è ritenuto l’elemento di spicco, per colpire, in particolare, un quarto cittadino senegalese, anch’egli venditore ambulante, reo di non aver versato la somma di 20 euro a titolo di estorsione imposta per poter esercitare liberamente la propria attività commerciale. Accertati anche i ruoli e le responsabilità degli indagati.

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