Immobili, beni aziendali, partecipazioni societarie, autoveicoli e disponibilità finanziarie, per un valore complessivo di circa 20 milioni di euro sono stati confiscati dai militari del comando provinciale della guardia di finanza di Roma a Michele Palumbo, Angela Sequino e Francesco Biagio Russo, imprenditori e di fatto fiduciari e ‘prestanome’ del capoclan Feliciano Mallardo. L’operazione denominata ‘domus aurea 2’ della Guardia di Finanza ha consentito di scoprire che le imprese, riconducibili ai tre soggetti, riciclavano e reimpiegavano i proventi delle molteplici attività del clan ‘Mallardo, egemone nel comune di Giugliano in Campania e nei territori limitrofi.
La confisca, disposta dalla sezione specializzata per le misure di prevenzione del Tribunale di Roma, arriva a distanza di circa tre anni da una serie di sequestri eseguiti nei confronti dei tre indagati, a seguito di laboriose indagini di polizia economico-finanziaria, avviate nel corso del 2013 dal G.I.C.O. (Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata) del nucleo di polizia tributaria di Roma e coordinate dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia. Gli investigatori delle Fiamme gialle hanno confermato e valorizzato le indagini di polizia giudiziaria, dirette dalla Procura di Napoli, nel cui ambito erano state approfondite le dichiarazioni rese da diversi collaboratori di giustizia sull’esistenza di una cellula camorristica federata con il noto clan, con ramificazioni estese fino a Roma. Gli accertamenti patrimoniali, effettuati nei confronti di 94 persone fisiche e giuridiche, hanno permesso di ricostruire un vero e proprio gruppo imprenditoriale, composto da diverse società attraverso le quali i destinatari della confisca hanno effettuato ingenti investimenti, principalmente nel settore delle costruzioni edilizie, di qui il nome dell’operazione, nonchè in quello della distribuzione di combustibile per uso domestico, il tutto per conto della predetta organizzazione camorristica.
Partendo dalle rivelazioni dei collaboratori di giustizia, è stato inoltre svelato il cosiddetto ‘sistema dei mutui’, utilizzato per l’effettuazione degli investimenti illeciti (ingiustificati sotto il profilo economico), volto a dare loro un’apparente liceità allo scopo di eludere eventuali provvedimenti ablativi. Il gruppo criminale ha, in tal modo, accumulato un enorme patrimonio mobiliare e immobiliare, del tutto incongruente con i redditi dichiarati dagli interessati. L’odierno provvedimento del Tribunale conferma la solidità dell’impianto accusatorio formulato dalla Dda capitolina, sia per quanto concerne la qualificata ‘pericolosità sociale’ dei tre, ai quali è già stata applicata la misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza (per anni 5 nei confronti di Palumbo e Russo, per anni 2 nei confronti di Sequino), sia in ordine alla manifesta sproporzione tra il patrimonio mobiliare, immobiliare e societario riconducibile ai medesimi e la loro modesta situazione reddituale.
Tra i beni confiscati vi sono 5 società con sede nelle province di Roma e Napoli, di cui 2 operanti nel settore della costruzione di edifici, 1 in quello della compravendita di immobili, 2 nel commercio al dettaglio di combustibile per uso domestico; quote societarie di 1 società con sede nella provincia di Napoli, operante nel settore della locazione di immobili; 74 unità immobiliari (fabbricati, terreni e posti auto) site in Roma e nelle province di Roma, Napoli e Caserta; 15 auto; rapporti finanziari, per un valore complessivo di circa 20 milioni di euro. L’esecuzione del provvedimento è in corso ad opera di oltre 30 finanzieri nelle città di Roma, Napoli e Caserta e in provincia di Latina.